Dall’inizio dell’anno e fino al 2 maggio scorso, a Francavilla Fontana e Torchiarolo, in provincia di Brindisi, e a Palo del Colle, nel Barese, si sono registrati picchi di Pm10 fino a circa tre volte quelli che hanno caratterizzato il quartiere Tamburi della dolente città siderurgica di Taranto. Lo certifica l’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) della Puglia.
Il finissimo killer in polvere e liquido, ha un diametro minore di 10 micron, ovvero un millesimo di millimetro (in simbolo μm), è cioè talmente sottile da incastrarsi nel sistema respiratorio e causare seri danni alla salute, soprattutto nei più piccoli. È dimostrato che più è alta la concentrazione di polveri fini nell’aria e maggiore è il danno. «Ci sono effetti di tipo acuto – spiega Arpa Umbria - legati ad una esposizione di breve durata (uno o due giorni) a elevate concentrazioni di polveri contenenti metalli. Questa condizione può provocare infiammazione delle vie respiratorie, come crisi di asma, o inficiare il funzionamento del sistema cardiocircolatorio». Poi però ci sono effetti di tipo cronico che «dipendono, invece, da una esposizione prolungata ad alte concentrazioni di polveri e possono determinare sintomi respiratori come tosse e catarro, diminuzione della capacità polmonare e bronchite cronica. Per soggetti sensibili, cioè persone già affette da patologie polmonari e cardiache o asmatiche, è ragionevole temere un peggioramento delle malattie e uno scatenamento dei sintomi tipici del disturbo. Studi condotti in materia hanno anche registrato un aumento dei ricoveri ospedalieri e della mortalità per patologie respiratorie e cardiache direttamente riferibili all’inquinamento da polveri».
Per questi motivi è stato fissato un valore limite di legge giornaliero (D.Lgs. 155/2010) da non superare per più di 35 volte in un anno che è di 50 microgrammi (la millesima parte di un grammo, in simboli μg) per metro cubo ed è stato fissato anche un limite annuale di 40 μg per metro cubo. Per l’Oms-Organizzazione mondiale della sanità, però, il limite giornaliero da non superare più di tre volte in un anno civile è pari a 50μg/m3 e annualmente non si può andare oltre i 20 μg/m3.
In Puglia il Pm10 è sottoposto al controllo della «Rete di monitoraggio delle stazioni pubbliche e private appartenenti alla Rete Regionale Qualità dell’Aria (Rrqa)». I dati, aggiornati a venerdì 2 maggio, sono pubblicati su Dati.arpa.puglia.it/qaria e hanno già superato una prima fase di validazione, ma non possono essere considerati definitivi perché - spiega Arpa Puglia - sono comunque soggetti a possibili revisioni. Sta di fatto che, prendendo a riferimento il limite di 50μg/m3, la centralina del quartiere Tamburi di Taranto (quella in via Orsini, della rete di monitoraggio delle stazioni private per lo stabilimento Acciaierie d’Italia) ha rilevato finora 4 superamenti, uno a gennaio (a Capodanno sono stati raggiunti gli 86 microgrammi per metro cubo), uno a febbraio, uno a marzo e uno ad aprile.
A Francavilla Fontana, nello stesso periodo considerato, i superamenti sono stati 15. Uno di questi, il 19 gennaio scorso, ha raggiunto addirittura i 117 μg/m3.
A Torchiarolo la centralina che si trova in via Don Minzoni ha contato 13 superamenti e altri quattro quella in via Fanin. A Paolo del Colle la centralina «EN05» del Comune (della rete di monitoraggio delle stazioni di interesse locale) ha rilevato 13 superamenti.
Superamenti a due cifre anche a Mesagne (10 picchi) e San Pancrazio (10 picchi). Cinque le centraline a Bari, dove i valori più alti sono stati registrati in via Caldarola (8 superamenti) e zona CUS (7 superamenti). Sul centralissimo e trafficatissimo Corso Cavour i picchi sono stati soltanto 4.
Ciò detto circa la “quantità”, va puntualizzato che la “qualità” del Pm10 tarantino è mediamente peggiore rispetto alle altre per via della sua origine industriale.
L’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) nel suo ultimo report sulla qualità dell’aria in Europa, pubblicato il 9 aprile scorso, riconosce che il livello di questi inquinanti è andato diminuendo negli ultimi anni. Però rileva come, ancora oggi, l’83% della popolazione che vive nelle città dell’Ue è esposta a concentrazioni di Pm10 superiori al livello indicato dall’Oms.
Il rapporto (in inglese su www.eea.europa.eu) valuta le concentrazioni di inquinanti presenti nell’aria negli ultimi anni. C’è anche una mappa navigabile di tutti gli Stati membri e nel Sud Italia spicca Torchiarolo con una concentrazione di Pm10 annuale nel 2022 pari a 56 μg/m3, più o meno quanti se ne sono rilevati nella zona Asi di Pomigliano d’Arco.
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