A poco più di anno dai Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026, proviamo a fare il punto alla luce dei fatti. Partendo dalla loro genesi. La candidatura di Taranto predisposta dall’Agenzia regionale Asset nasce dal Piano Strategico «Taranto Futuro Prossimo» promosso dalla Regione Puglia e dal Comune per accompagnare la transizione verso un’economia ecosostenibile.
«Le scelte compiute dal nuovo comitato organizzatore» dei Giochi del Mediterraneo Taranto 2026 «e dal commissario governativo (Massimo Ferrarese, ndr) hanno determinato ritardi, scarsa concertazione con gli enti locali, mancato coinvolgimento degli enti sportivi e degli operatori economici tarantini e una disattenzione per la sostenibilità ambientale ed economica». Lo afferma in una nota il presidente dell’agenzia regionale pugliese Asset, Elio Sannicandro, ex direttore generale del vecchio comitato organizzatore dei Giochi. «Da un progetto concepito come esempio di buona pratica internazionale - evidenzia - si rischia di scivolare verso un’occasione mancata, con ricadute negative sul territorio e sulla reputazione del Paese».
«Nonostante le difficoltà di contesto - attacca Sannicandro - il vecchio comitato ha sviluppato l’immagine coordinata e definito il programma identitario dei Giochi, ha avviato le attività preparatorie organizzando oltre 20 manifestazioni sportive nazionali e internazionali coinvolgendo 27 federazioni sportive e avviando il reclutamento e la formazione dei volontari. Ottenuti i primi finanziamenti regionali e statali, a gennaio 2022 il comitato ha ottenuto dal Parlamento lo stanziamento dei primi 150 milioni per l’impiantistica».
«Purtroppo - aggiunge - con il cambio del governo a ottobre 2022 i nuovi vertici ministeriali hanno sospeso la firma del decreto attuativo privando i Comuni delle risorse già stanziate e, con pretestuose motivazioni e accuse di ritardi, è stata commissariata la gestione dell’impiantistica. Inoltre, è stato sostituito il comitato organizzatore (cosa mai successa nella storia sportiva italiana) con un nuovo comitato costituito da soggetti di nomina statale, privando la Regione Puglia e gli enti locali di ogni ruolo operativo».
Le ragioni addotte da Sannicandro sui ritardi dei Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026 e sulle scelte compiute dal nuovo Comitato e dal Commissario governativo non convincono il capogruppo di FdI, Renato Perrini.
«Le dichiarazioni del presidente dell’Asset ed ex direttore generale del Comitato Giochi del Mediterraneo - dice il consigliere regionale - meritano una risposta che faccia chiarezza sui fatti e per farla bisogna riavvolgere il nastro, ricordando date e atti alla mano ciò che è davvero successo. Lo faccio con la consapevolezza di chi questa vicenda l’ha seguita fin dall’inizio».
«I Giochi - ricorda Perrini - furono affidati a Taranto nell’agosto 2019 e poiché dopo quattro anni non solo partivano i cantieri, ma non era nemmeno stato trasmesso un progetto, per evitare che l’evento fosse trasferito altrove, il Governo Meloni, a maggio del 2023, decise di nominare un commissario straordinario per realizzare i progetti e di conseguenza le opere, lasciando però la gestione del Comitato al direttore generale Sannicandro ed al presidente ( l’allora sindaco di Taranto) Rinaldo Melucci».
«Dopo alcune settimane il presidente del Coni, Giovanni Malagó, stanco per la situazione d’inerzia, si dimise dal Comitato organizzatore e dopo pochi giorni si dimise anche il ministro dello Sport, Andrea Abodi. Mentre accadeva tutto ciò, esattamente il 7 novembre 2023, per un evento totalmente estraneo ai Giochi, un’inchiesta su una presunta corruzione (sulla quale rimaniamo garantisti come sempre), il direttore Sannicandro, veniva interdetto dagli uffici pubblici e quindi il giorno dopo, l’8 novembre, il Comitato Organizzatore fu costretto a sostituirlo con Carmine Pisano come direttore generale ad interim».
«Quindi - ricorda il capogruppo di FdI - il 10 novembre 2023, a seguito di quanto successo , fu sottoscritto lo Statuto del nuovo Comitato Organizzatore, ridefinendo la governance dell’evento: il 20 novembre fu eletto presidente del Comitato Massimo Ferrarese e pochi giorni dopo, il 15 dicembre, come direttore generale fu ufficialmente nominato Carlo Molfetta».
«Oggi, dopo che la struttura commissariale, in solo 15 mesi, ha realizzato tutti i progetti, li ha fatti validare, ha fatto i bandi ed ha fatto partire i cantieri, anche i più grandi che si ritenevano ormai irrealizzabili, come se nulla gli fosse mai accaduto, l’ex direttore Sannicandro manda un comunicato stampa in cui, non solo “lui” accusa il nuovo comitato per ritardi, ma addirittura esprime la sua meraviglia sul fatto di essere stato sostituito, dimenticando che fu la magistratura ad interdirlo dai pubblici uffici».
«Questi sono i fatti documentati, riportati dalla stampa e rappresentano la realtà di quanto accaduto», conclude Perrini. [red.pp]