BARI - Un anno fa Anita Maurodinoia era assessore regionale ai Trasporti, incarico che ha lasciato dopo l’indagine per corruzione elettorale e la perquisizione disposta dalla Procura di Bari su pressing del Pd nazionale. Dal Nazareno è arrivato anche un ulteriore diktat: stop alla ricandidatura nelle liste Dem. E così ieri Maurodinoia ha ufficialmente lasciato il Pd per passare al gruppo Misto, «in opposizione – ha fatto sapere - non a un governo che, con orgoglio e capacità, ho contribuito a costruire (come le opere realizzate dimostrano e che alcuni, bontà loro, mi riconoscono), né tantomeno a un presidente al quale sarò sempre grata per la sua umanità e fiducia. Quindi, all’opposizione, con la coscienza pulita, con il coraggio delle proprie idee, delle proprie scelte e con la libertà di votare anche a favore di provvedimenti proposti da chiunque, ma che siano nell’interesse dei pugliesi. Senza pregiudizi. Ma, tutto al più, come il buon senso insegna, in serena ed ottimista attesa di giudizi».
Maurodinoia (insieme al marito Sandrino Cataldo, arrestato ad aprile 2024 con l’accusa di aver truccato le elezioni di Grumo e Triggiano, nel primo caso anche per avvantaggiare la moglie) è in attesa che la Procura di Bari decida se chiedere il rinvio a giudizio nell’ambito del fascicolo coordinato dai pm Claudio Pinto e Savina Toscani.
«Non ho esitato un attimo, quando sono stata coinvolta come indagata nella vicenda giudiziaria dello scorso anno – ha ricordato Maurodinoia -, a rassegnare volontariamente e con effetto immediato le dimissioni da assessore regionale, pur ritenendomi estranea ai fatti contestati. Scelta sostenuta sia per fiducia nella Magistratura, sia per evitare ombre e difficoltà al Presidente Emiliano e al partito in cui sono stata eletta». Ma il Pd le ha detto chiaramente che per lei non c’è più spazio nelle liste, anche per via del clima che renderebbe difficile candidare chi è sospettato di aver comprato voti: «A volte è più difficile restare che andarsene soprattutto quando in determinate situazioni, invece di aspettarti un ambiente solidale, ti ritrovi circondata da un clima asfissiante tra l’altro appesantito da veleni, ostacoli, freni ed impedimenti ammantati dalla più bieca ipocrisia. Sono stata sottoposta a una “quarantena” insostenibile: esclusa da incontri, riunioni, iniziative e commissioni consiliari. Un isolamento che, di fatto, conferma un giudizio che, a quanto pare, i colleghi del gruppo e del partito hanno già sentenziato, a differenza di chi, invece, per legge, deve ancora farlo».