Sabato 06 Settembre 2025 | 08:59

Regione, con la legge Laricchia si va verso il blocco delle nomine: quelle di Emiliano passano alla Capone

 
massimiliano scagliarini

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massimiliano scagliarini

Regione, con la legge Laricchia si va verso il blocco delle nomine: quelle di Emiliano passano alla Capone

Ecco cosa c'è nella norma che ha sta facendo litigare la politica pugliese. Espropriate le competenze della giunta a favore del Consiglio. Alcuni incarichi in corso sono a rischio decadenza

Giovedì 09 Gennaio 2025, 06:00

08:36

BARI - «Hanno votato una legge senza nemmeno capire cosa c’è scritto dentro». Chi sta studiando le 14 pagine che contengono l’emendamento Laricchia, quello che riguarda le nomine della Regione e che ha scatenato la lite giudiziaria tra il governatore Michele Emiliano e la presidente del Consiglio, Loredana Capone, è da giorni con le mani nei capelli: in quei 28 commi è infatti contenuto un meccanismo complesso e per certi versi contraddittorio. Non si tratta dunque di essere a favore o contro la legge, ragiona chi è vicino al presidente Emiliano: applicando il nuovo modello (che comunque al momento è sospeso per almeno 180 giorni) si rischia di far nascere un pasticcio peggiore di quello che si vorrebbe risolvere.

Un esempio su tutti. La nuova norma assegna al Consiglio tutte le nomine relative a funzioni «in cui la rappresentanza politica e istituzionale sia esclusiva o, comunque, prevalente», mentre lascia alla giunta quelle negli organi amministrativi. Ma - scritta così - c’è il rischio di spacchettare le competenze sulle nomine dei consigli di amministrazione, in cui il presidente ha la rappresentanza legale mentre i consiglieri «esercitano funzioni di indirizzo, governo, amministrazione attiva e gestione» e dunque restano alla giunta.

Non è detto affatto che il nuovo meccanismo sottrarrà le nomine all’arbitrarietà della politica. Semplicemente, le sottrae alla potestà del presidente della Regione che perde del tutto - ad esempio - la possibilità di nominare i collegi sindacali, oltre che di chiamare in ruoli di sottogoverno candidati non eletti alle elezioni. Il procedimento delle nomine di competenza del Consiglio prevede sì un avviso pubblico, ma lascia la possibilità di presentare candidature anche «conto terzi» a capigruppo consiliari, sindacati, Università, ordini professionali e anche a cento cittadini pugliesi. Soprattutto, lascia ai singoli consiglieri la possibilità di avanzare proprie candidature fino a tre giorni prima della riunione della commissione consiliare chiamata a valutare le domande prima della votazione a maggioranza. La stessa commissione cui spetta effettuare il «controllo preventivo» sulle nomine di competenza della giunta, che deve presentarle al Consiglio almeno 45 giorni prima.

Tempistiche difficilmente compatibili con i tempi della politica, che in Puglia quasi sempre lascia scadere gli incarichi prima di rinnovarli. In questo caso, per quello che riguarda le nomine consiliari, la nuova norma prevede che la competenza passi al presidente del Consiglio: nei fatti, dunque, si potrebbe avere il risultato che le nomine sottratte alla competenza di Emiliano passino a quella della Capone.

Già questo è sufficiente a spiegare, se non l’esposto che il 30 dicembre ha presentato alla Procura di Bari per via dell’inserimento della norma nel bilancio dopo che l’Aula l’aveva dichiarata respinta, l’irritazione del governatore nei confronti della presidente e del segretario generale del Consiglio. E anche il pressing per arrivare, se non all’abrogazione, a una modifica sostanziale.

La norma (che non riguarda le Asl) si applica a partire dal 2025, ma non prima che la giunta abbia definito un ddl per adeguare le leggi in vigore (come quelle sulle agenzie) che prevedono meccanismi di nomina diversi. C’è però un punto che entra in vigore immediatamente. È stato abrogato l’attuale regime delle incompatibilità (piuttosto blando) a favore di uno più stringente (e non del tutto irragionevole): prevede ad esempio che il presidente dell’agenzia del turismo non possa avere familiari proprietari di alberghi, o che quello della Film Commission non possa avere un figlio regista. Se ci sono situazioni del genere, può esserne disposta da subito la decadenza.

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