È stata depositata oggi la sentenza della Consulta numero 192 del 2024 sulle questioni di costituzionalità relative alla legge sull'autonomia differenziata. In 109 pagine la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimi 13 punti della legge Calderoli e una parte della Finanziaria 2023 in cui si fissano le modalità di determinazione dei Livelli essenziali di prestazioni.
Accolti in parte i motivi di ricorso della Regione Puglia (rappresentata dal professor Massimo Luciani e dall’avvocato Rossana Lanza), la prima a impugnare la legge ritenendo che l'autonomia voluta dalla Lega e approvata dalla maggioranza avrebbe "diviso l'Italia".
La sentenza rappresenta un importante punto fermo per l’attuazione del regionalismo differenziato. Stabilisce che l’autonomia è un diritto costituzionalmente garantito ma subordinato a condizioni imprescindibili: la determinazione dei Livelli essenziali di prestazioni, l’equità finanziaria e il rispetto dei principi di solidarietà e coesione nazionale. In questo modo, la Corte pone limiti chiari per garantire che l’autonomia non si traduca in una frammentazione del sistema statale, ma in un rafforzamento della Repubblica nel suo complesso.
La Corte ha affermato la legittimità del ricorso a una legge quadro (come è appunto la legge Calderoli) per disciplinare in modo organico il processo di autonomia differenziata, ma ha stabilito che non è ammissibile il trasferimento di intere materie e blocchi di materie: ha ritenuto possibile solo la devoluzione di singole funzioni, ritenendo peraltro che alcune (ad esempio istruzione, commercio estero, ambiente ed energia) possano difficilmente essere trasferite alle Regioni. Ha poi stabilito che i Lep devono essere determinati e garantiti prima del trasferimento di nuove competenze, per evitare disparità territoriali e garantire un trattamento equo su tutto il territorio nazionale. La sentenza sottolinea l’importanza di garantire un sistema finanziario che tenga conto delle diversità regionali. A questo proposito ha ritenuto che il meccanismo di perequazione previsto dalla legge Calderoli non è sufficiente a evitare il rischio di accentuare le disuguaglianze tra Regioni più ricche e più povere: il processo di devoluzione - avverte la Consulta - deve avvenire nel rispetto del principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni. È necessario un bilanciamento tra l’autonomia regionale e il ruolo centrale dello Stato come garante dell’unità e dei diritti fondamentali.
Alcune questioni sollevate dalla Regione Puglia hanno trovato accoglimento da parte della Corte, portando alla dichiarazione di illegittimità parziale della legge. La Corte ha stabilito che la legge n. 86/2024 viola l’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, poiché non garantisce la determinazione e il finanziamento uniforme dei LEP prima del trasferimento delle funzioni. La Corte ha ritenuto che la determinazione dei LEP sia una condizione necessaria per evitare disparità tra le Regioni.
È stata accolta l’obiezione pugliese secondo cui la legge non prevede meccanismi adeguati per garantire la perequazione finanziaria tra Regioni con diversa capacità fiscale, violando il principio di uguaglianza (articolo 3) e quello di solidarietà tra Regioni.
La Corte ha poi ritenuto illegittima la disposizione che consente modifiche o cessazioni unilaterali dell’intesa da parte dello Stato, in quanto priva le Regioni richiedenti di adeguate garanzie procedurali.