Senatore Francesco Boccia (Pd), oggi inizia il lavoro della Commissione Von der Leyen bis, votata dal suo partito ma con numeri risicati: cosa ne pensa?
«Questa Commissione non è certamente progressista né tantomeno nostra e il maldestro tentativo del Ppe e del suo Presidente Manfred Weber di teorizzare l’allargamento della maggioranza in Europa ai conservatori di destra si è rivelato un buco nell’acqua, ottenendo addirittura meno voti. La Von der Leyen dovrebbe chiedersi se ne è valsa la pena. Le divisioni poi nella destra italiana sono evidenti a partire dal voto contrario del gruppo Patrioti per l’Europa di Salvini. Noi in questo caos non abbiamo fatto mancare il nostro sostegno perché l’asse dei Socialisti con una parte dei Verdi in Europa può spostare molti dossier a partire dalle transizioni ecologica e digitale sul nostro terreno. Alla vigilia dell’arrivo di Trump sullo scenario geopolitico lasciare l’UE nel caos della destra sarebbe irresponsabile. In UE se non ci sei non decidi e noi vogliamo essere protagonisti dei processi decisionali e vigilare su ogni provvedimento dei popolari che restano il primo partito in Europa, perché su principi e valori non facciamo compromessi».
Della commissione fa parte Fitto: cosa si aspetta?
«Intanto gli faccio da qui, da Melpignano, in occasione della Scuola di formazione organizzata dal PD Puglia grazie al lavoro della segreteria di De Santis e all’impegno e all’ospitalità di Valentina Avantaggiato, sindaca di Malpignano, e del circolo, un grosso in bocca al lupo per il lavoro che lo aspetta. Fitto è da oggi il Commissario della Repubblica italiana, non di FdI, così come lo furono Monti e Bonino indicati dal centrodestra, o lo stesso Romano Prodi da Presidente della Commissione fino al nostro indimenticabile David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo. Non è un ruolo affidato all’Italia perché c’è il Governo Meloni, come provano a raccontarla goffamente a destra. Raffaele Fitto è un autorevole Commissario perché l’Italia è uno dei Paesi fondatori, siamo cuore e braccia dell’Europa; un ruolo di peso al nostro Paese spetta di diritto e lui ne ha le competenze. Anche se ci siamo scontrati sul Pnrr perché non abbiamo condiviso alcune modifiche, così come i ritardi sul FSC, resta il rispetto istituzionale tra avversari che hanno idee diverse sulla società ma difendono insieme il Paese. Conoscendo la sua serietà sono certo che lavorerà in Europa ascoltando le ragioni di tutti i gruppi parlamentari, a maggior ragione di chi sostiene un maggiore europeismo, come il PD».
L’autonomia sembra finita su un binario morto dopo la pronuncia della Consulta. Secondo lei cosa accadrà ora?
«Dire a Calderoli “te l’avevamo detto” sarebbe troppo semplice. Ora che hanno ricevuto questo sonoro schiaffone da parte della Consulta mi auguro che la destra possa tornare in Aula, con meno arroganza, per risolvere i rilievi di illegittimità riscontrati, che poi erano gli stessi che in Parlamento avevamo più e più volte sottolineato, a partire dall’assurdo e pericoloso tentativo di definire i LEP, i livelli essenziali delle prestazioni, che incidono sui diritti di ogni singolo cittadino, con Dpcm, con un atto amministrativo. Una follia. Noi contro lo Spacca Italia della Lega non arretriamo di un millimetro, aspettiamo la Cassazione che si pronunci sul referendum, vediamo che correttivi ci proporrà la maggioranza, ma noi andiamo avanti perché questa autonomia della destra aumenta le diseguaglianze e relega i cittadini del Sud, delle aree interne e delle aree di montagna a cittadini di Serie B. Noi non possiamo permetterlo. Il referendum per ora resta sul tavolo»...