Non si arresta il disagio abitativo nel Paese e in Puglia in particolare. Una vera e propria emergenza che trova conferma nei dati recentemente resi noti dal Ministero dell’Interno. Mentre il Governo si preoccupa con la nuova legge di Bilancio al Superbonus e all’aggiornamento delle rendite catastali, sta di fatto che a livello nazionale e regionale non si arresta l’emergenza abitativa.
Nel 2023, secondo il Viminale, sono stati emessi 39 mila provvedimenti di sfratto (2.346 in Puglia e 122 in Basilicata), di cui il 46,7% nelle città capoluogo. Si tratta prevalentemente di sfratti per morosità, 31 mila sfratti (quasi duemila in Puglia e 116 in Basilicata), pari al 78,0% del totale, a cui si aggiungono 2 mila sfratti per necessità del locatore e oltre 6 mila sfratti per finita locazione, che consentono ai proprietari di riottenere la disponibilità degli immobili, sempre più spesso destinati ad affitti brevi turistici, nettamente più redditizi delle locazioni residenziali.
Restano ancora elevate anche le richieste di esecuzione di sfratto presentate ad ufficiali giudiziali, 74 mila (4.299 in Puglia e 360 in Basilicata), così come gli sfratti eseguiti con l’intervento dell’ufficiale giudiziale, oltre 21 mila (740 in Puglia e 72 in terra lucana).
«Dall’esame dei dati del Ministero – spiega Nicola Zambetti, segretario regionale Puglia del Sunia, la principale organizzazione degli inquilini privati e degli assegnatari di edilizia pubblica - le famiglie hanno grandi difficoltà a pagare l’affitto che spesso supera il 50% del reddito percepito. Sono in aumento gli sfratti per finita locazione. In questo caso i proprietari sfratto per trasformare l’alloggio in b&b o locazione breve. Non solo. La popolazione pugliese di riduce, i comuni si spopolano, lo sfitto aumenta le città diventano sempre meno accessibili a famiglie con redditi medio alti e le famiglie con redditi bassi sono esclusi dalla locazione. In tutti i capoluoghi di provincia le famiglie in locazione vengono sfrattati ed i proprietari utenti degli alloggi hanno difficoltà a pagare i servizi ed a fare le manutenzioni».
Il Governo non finanzia da due anni il fondo integrazione affitto e cosa che confermerà con la prossima finanziaria: cosa ne pensa?
«In Puglia sono oltre 30 mila le famiglie che hanno chiesto in passato il fondo di sostegno alla locazione a Bari oltre 3 mila. Nelle città capoluogo il mercato dell’affitto non c’è più e le famiglie di pensionati o lavoratori, in particolare quelli più poveri che sono quelli che danno i servizi ai turisti, pur disponibili a trasferirsi nei comuni vicini non trovano alloggi in locazione a canone adeguato al loro reddito. Spesso non basta fare delle rinunce per pagare l’affitto».
Il Sunia da tempo chiede al governo un piano casa nazionale con investimenti annuali per riqualificare il patrimonio pubblico.
«In Italia ci sono migliaia di alloggi di edilizia pubblica non assegnati quanto necessitano di manutenzioni e messa in sicurezza. In Puglia sono oltre mille a bari 200 circa. È necessaria una legge quadro nazionale di riordino degli enti gestori di edilizia pubblica. 20 regioni, 20 leggi diversi con diritti diversi dei lavoratori e degli assegnatari».
E la Regione Puglia?
«Anche la regione deve dotarsi di un suo piano casa con risorse regionali. La Regione Puglia non investe un solo euro con il proprio bilancio per l’edilizia pubblica. Il Sunia da sempre chiede che la Regione destini almeno il 2% bilancio alla edilizia pubblica. i sindaci da soli non possono affrontare il disagio abitativo senza un intervento del Governo e della regione. Cosi come i comuni devono meglio controllare il patrimonio pubblico e avere graduatorie pubbliche aggiornate per assegnare gli alloggi di edilizia pubblica che si liberano. In Puglia vi sono circa 60 mila alloggi pubblici 8% si libera ogni anno a seguito di decessi o rinunce degli assegnatari che non vengono riassegnati in quanto necessitano di interventi di manutenzione o perché la graduatoria comunale non è aggiornata».
Il Sunia ha presentato al Senato ed alla Camera dei deputati una petizione popolare sottoscritta da 50 mila cittadini che attende di essere messa all’ordine del giorno come previsto dai regolamenti parlamentari.
«Il diritto all’abitazione - conclude Nicola Zambetti - non può essere la cenerentola dei programmi di governo e delle regioni. Bisogna smetterla di parlare di casa solo in alcuni momenti: bisogna programmare interventi pubblici per alloggi in locazione. Nel nostro paese vi è una forza lavoro non utilizzata perché non ci sono case in affitto a canone sostenibile. Si sono accorti di ciò anche gli industriali e alcune amministrazioni comunali che perdono lavoratori qualificati per mancanza di alloggi».