BARI - Le oltre quattro ore di chiarimenti durante l’interrogatorio di garanzia non hanno scalfito il quadro indiziario a carico del dirigente comunale Francesco Catanese. Tuttavia hanno convinto il gip, Ilaria Casu, a sostituire gli arresti domiciliari con l’interdizione dai pubblici uffici. Catanese, accusato di concorso in corruzione e turbativa d’asta nell’ambito dell’inchiesta che il 10 aprile ha portato all’arresto dei fratelli Alfonsino ed Enzo Pisicchio, è dunque tornato libero nonostante il parere negativo del pm Claudio Pinto che invece rilevava il pericolo di reiterazione delle condotte contestate.
Catanese è accusato di aver favorito le società riconducibili all’imprenditore barlettano Giovanni Riefoli, su richiesta dei Pisicchio, nell’aggiudicazione del bando per la gestione tributi comunale da 5,5 milioni. In cambio il dirigente avrebbe chiesto, tramite Enzo Pisicchio, l’assunzione della moglie nelle società di Riefoli, cosa poi effettivamente avvenuta attraverso un contratto interinale. Tuttavia Catanese (difeso dall’avvocato Pino Fiorito) ha negato di essere intervenuto sul bando di gara, spiegando che la decisione di privilegiare il punteggio tecnico (80 su 100) rispetto al prezzo (20 su 100) era dovuta proprio alla volontà di scegliere il progetto migliore, e non - come ritiene la Finanza - di lasciare una maggiore discrezionalità alla commissione.
Si attende ora la decisione del Tribunale del Riesame su Alfonsino Pisicchio: anche lui (con l’avvocato Salvatore D’Aluiso) ha chiesto la revoca dei domiciliari sulla base della mancanza di esigenze cautelari, essendo cessato ogni incarico. Tuttavia - secondo la Procura - esiste ancora un rischio di reiterazione, perché i movimenti politici riconducibili ai due fratelli si stavano preparando a partecipare alle elezioni amministrative di giugno: all’ex assessore regionale è contestato di aver chiesto posti di lavoro, per motivi elettorali, in cambio dell’aiuto concesso agli imprenditori amici. Ma Alfonsino ha negato tutto: ha spiegato di non aver mai fatto pressioni per nessuno, limitandosi a chiedere informazioni, e ha detto che le assunzioni non sono frutto di scambio ma solo della segnalazione di persone che gli si erano proposte nell’ambito della sua attività politica.
Domani verrà invece discusso il ricorso al Riesame di Enzo Pisicchio, che poi nel pomeriggio verrà interrogato dal pm dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia. Il minore dei fratelli arrestati (difeso dal professor Vito Mormando e dall’avvocato Francesco Paolo Sisto, cugino omonimo del viceministro), cui nelle perquisizioni del 2022 vennero trovati 65mila euro in contanti, ha chiesto di poter parlare per rispondere alle domande del pm e spiegare i rapporti con gli imprenditori. In particolare Enzo Pisicchio nega di essere a conoscenza del fatto che il suo amico Cosimo Napoletano (finito in carcere) facesse fideiussioni false. Quelle da cui è partita l’indagine.