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Ripicca del Consiglio, stop all'aumento di stipendi dei direttori generali: «Non se ne parla proprio»

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Ripicca del Consiglio, stop all'aumento di stipendi dei direttori generali: «Non se ne parla proprio»

Rocco Palese (Centrodestra, Sanità)

La risposta dei consiglieri regionali alla proposta di legge presentata dalla Giunta sui costi della politica.

Giovedì 28 Marzo 2024, 14:08

BARI - «Ma non se ne parla proprio...». Non vedevano l’ora, i consiglieri regionali, di poter rispondere così a una proposta di legge presentata dalla giunta sui costi della politica. È quella, approvata la scorsa settimana in commissione, che prevede l’aumento degli stipendi dei direttori generali degli Ircss e dell’Aress per equipararli al trattamento economico delle Asl e delle aziende sanitarie. Il testo era all’ordine del giorno della seduta di martedì, all’interno della leggina sulla riforma dell’Aress, ma è stato (silenziosamente) accantonato: la maggioranza ha fatto sapere all’assessore Rocco Palese e al presidente Michele Emiliano che non intende votarlo.

La questione è per certi versi divertente, una sorta di eterogenesi dei fini. Nel senso: gli Irccs pugliesi sono grandi più o meno quanto un piano di uno solo degli ospedali gestiti dalle Asl, l’Aress è una (piccola) agenzia che si occupa di qualcosa che non si è mai capito fino in fondo. Ha un senso differenziare il trattamento economico di queste entità più piccole rispetto (poniamo) al direttore generale della Asl di Bari, che rischia non poco tutti i giorni. Ma il «no» del Consiglio all’adeguamento (si tratta di passare da 120mila o 140mila a 154mila euro lordi l’anno) non parte da considerazioni di equità. «Quando abbiamo chiesto di ottenere il trattamento di fine rapporto che c’è in tutte le altre Regioni d’Italia - è il ragionamento più o meno uniforme sentito ieri dalle parti della maggioranza - ci siamo sentiti come i ladri che entrano in casa di notte. E ora ci chiedono soldi per aumentare altri stipendi? Ma non se ne parla proprio: pensassero a lavorare di più».

L’emendamento nasceva in realtà per chiudere un accordo, quello che ha accompagnato il passaggio di Giovanni Migliore dalla direzione generale del Policlinico di Bari a quella dell’Aress. Il manager palermitano è stato indotto ad accettare un trasferimento che equivale, in termini calcistici, a scendere dalla serie A all’interregionale, e aveva chiesto in cambio due cose: non subire penalizzazioni sullo stipendio, e ottenere un contratto di cinque anni. Ma non aveva fatto i conti con la voglia di rivalsa dei consiglieri.

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