BARI - Gianpiero Strisciuglio, 48 anni, amministratore delegato di Rfi, barese. Quanto sente la responsabilità di guidare una grande azienda statale nel pieno del processo di modernizzazione attivato dal Pnrr?
«Un grande senso di responsabilità proprio perché il Pnrr, attraverso le opere infrastrutturali e gli investimenti che assegna al Gruppo Fs, imprime un’accelerazione al processo di modernizzazione della mobilità pubblica, incidendo sull’economia, sulle abitudini di vita degli italiani, sui fattori sociali. Quando avremo ridotto le distanze tra territori, avremo ridotto, se non abbattuto, anche quelle sociali, perché il futuro passa attraverso la valorizzazione dei territori. È una sfida storica che necessita di senso di responsabilità e determinazione per raggiungere gli obiettivi».
Che impatto possono avere i fondi del Piano europeo sul sistema ferroviario italiano?
«Un impatto straordinario a livello infrastrutturale e tecnologico sulla ferrovia di tutto il Paese, da Nord a Sud e per un maggior collegamento con l’Europa. Ma il Pnrr ci insegna anche un nuovo modo di spendere i fondi europei e di pensare il raggiungimento degli obiettivi: che siano sostenibili per i territori sui quali insistono, sistemici rispetto ai territori limitrofi e con tempi certi di realizzazione».
Sono, i fondi del Pnrr, una occasione anche per la Puglia che da tempo chiede una maggiore connessione con Alta velocità (a partire dalla Napoli-Bari)?
«Certo, diciamo che la Napoli Bari è il progetto di punta perché per i pugliesi sarà una grande libertà poter salire su un treno e arrivare direttamente a Napoli in un paio d’ore e a Roma in tre ore: cambieranno le abitudini di viaggio. Tuttavia, gli interventi sulla Puglia sono anche altri e altrettanto importanti come il collegamento con l’aeroporto di Brindisi, il potenziamento della Bari Taranto, 20 stazioni che diventeranno hub intermodali, una maggiore accessibilità alla rete ferroviaria grazie ai lavori sul nodo di Bari».
C’è un’opera in Puglia che è orgoglioso di aver avviato o che spera di concludere per dare lustro alla mobilità ferroviaria pugliese?
«L’avvio dei lavori della fresa sull’importante lotto Apice – Hirpinia della Bari Napoli è stato un motivo di grande soddisfazione. E poi vorrei vedere Bari trasformarsi in un fondamentale snodo di mobilità, per persone e merci, tra Est e Ovest e tra Sud e Nord del Paese».
La tragedia di Brandizzo. Come si possono evitare nuove tragedie.
«Intanto rinnovo l’espressione del dolore mio personale e di tutti i colleghi. La sicurezza è e deve restare una priorità assoluta per la nostra azienda e per tutti coloro che lavorano sulle nostre infrastrutture per mantenerne l’efficienza e consentire a viaggiatori e merci di muoversi in sicurezza. A tal fine il sistema di regole che abbiamo adottato è ferreo, e il loro rispetto inderogabile. Formazione e cultura della sicurezza sono per noi attività e valori imprescindibili. La digitalizzazione aiuta, ma da sola non basta. La tecnologia collabora con l’uomo, ma non può prescindere da esso».
A proposito di digitalizzazione e sviluppo tecnologico. A che punto siamo?
«Rfi e tutto il Gruppo Fs stanno investendo tra i primi in Europa nelll’Ertms per assicurare i più alti standard di sicurezza ed efficienza, oltre che su quelle dell’alta velocità anche sulle linee convenzionali. Parliamo del sistema più evoluto per quanto riguarda il comando e controllo digitalizzato della circolazione e il distanziamento automatico dei treni. In Puglia lavoreremo su 215 chilometri di rete che saranno attrezzati con questa tecnologia entro il 2026».
Ci racconti un po’ di lei. In questa esperienza di manager di Stato quanto si porta con sé della formazione nel liceo dei gesuiti, il Di Cagno Abbrescia di Bari?
«Di quegli anni porto con me il senso dell’impegno che non si ferma mai, la disponibilità all’ascolto, un forte spirito di squadra cooperativo e uno studio inteso come insieme di nozioni approfondite che portano a una decisione e all’azione».
Poi ha proseguito gli studi al Politecnico di Bari, ora una eccellenza formativa italiana…
«Un periodo di studi molto intenso, in cui ho coltivato amicizie importanti prima di un master a Napoli. Già l’anno successivo ho vinto un concorso per “entrare nelle ferrovie”, una frase che sentivo dire fin da bambino come di un sogno. E sono ancora qui».
Con i nuovi impegni da amministratore delegato ha continuato a coltivare la sua passione per il calcio giocato? Ha una partita settimanale?
«Seguo il calcio con molta passione ma non gioco più. È più semplice organizzare una partita a padel, visto lo scarso tempo libero che gli impegni di lavoro mi concedono. Quando va bene, ci riesco una volta a settimana».
Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini è un milanista sfegatato. Lei ha il cuore nerazzurro. Ci sono messaggi o sms in cantiere per il prossimo derby?
«Con il ministro lavoriamo insieme, ma la fede calcistica non si cambia e ci vede avversari. Per il derby mi auguro una bella partita: stadio pieno, tante emozioni, gran divertimento. Un pareggio finale sarebbe il miglior risultato possibile».
Il suo impegno la porta a vivere tra Bari e Roma. Di cosa ha nostalgia della città di San Nicola quando è nella Capitale?
«Mi manca il mare, il ritmo della città, quel suo essere scisso tra lentezza mediterranea e produttività settentrionale. Spero che, con le nuove infrastrutture, la città possa vivere un maggiore dinamismo economico e magari vedere mio figlio libero di scegliere di restare a Bari e non essere costretto, come le precedenti generazioni, a partire per cercare soddisfazioni altrove».