BARI - Si sblocca la querelle sulle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione. Il governo ha destinato le somme ma il risultato della ripartizione non soddisfa la Puglia al punto che il governatore Michele Emiliano ha diffuso una nota di durissima critica nei confronti del governo.
L’ammontare delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (Fsc) del ciclo di programmazione 2021/27 destinate alle Regioni e alle province autonome è di 32,4 miliardi di euro secondo delibera Cipess, approvata su proposta del Ministro agli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto.
«La proposta di imputazione programmatica, basata su un set di indicatori demografici e socio-economici, rispetta - è scritto in una nota del governo - il vincolo di destinazione territoriale a livello complessivo dell’80 per cento al Mezzogiorno e del 20 per cento al Centro-Nord». Alla Puglia arriveranno 4.588.810.310,17 euro. «Resta fermo - spiega ancora il documento del governo - che le risorse del Fondo sviluppo e coesione, ivi incluse le risorse Fsc destinate al cofinanziamento dei Programmi europei, devono essere destinate a spese di investimento».
Michele Emiliano, appresi i numeri destitati alla Puglia, ha riservato un duro attacco al ministro Raffaele Fitto: «La ripartizione dei fondi Fsc assegnati alla Puglia dal Ministro Fitto è inferiore di quasi 160 milioni rispetto alla ripartizione effettuata dal ministro Carfagna 9 mesi. Questo è un segnale chiaro a tutti i pugliesi». «L'arroganza e la prevaricazione sulla autonomia delle Regioni così progettata dal ministro Fitto - puntualizza Emiliano - deve diventare la battaglia comune di tutte le Regioni italiane e in particolare di quelle del Sud».
Per il governatore pugliese, vicepresidente della Conferenza delle Regioni, «bisogna impedire che i fondi Fsc, per via del divieto di impiegarli per la spesa di parte corrente, vengano in questo modo utilizzati per il completamento dei cantieri Pnrr che il governo non riesce ad accelerare per totale mancanza di capacità organizzativa della struttura amministrativa».
Il leader pugliese aggiunge anche che «le somme assegnate alla Puglia dal Cipess non sono immediatamente disponibili e non possono essere utilizzate per le spese di welfare, servizi sociali, contrasto alla povertà, cultura, turismo ed altre spese di parte corrente come ricerca e formazione. In questo modo, questo è il rischio, potrebbero non essere impiegabili per le spese di investimento immateriali che nel sud sono il necessario completamento dei fondi europei destinati a colmare il divario di sviluppo rispetto al Nord». Di fatto «questo divieto di utilizzo per le spese immateriali non era mai stato in precedenza imposto dalle analoghe delibere Cipe degli anni scorsi. La conseguenza di questa scelta scellerata osteggiata da tutte le Regioni italiane corrisponderà ad una grave lesione delle politiche di coesione che avevano consentito alle aziende che investivano in Puglia di contare su questo sostegno complementare, ma essenziale, in settori strategici», conclude Emiliano.