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L’ex segretario regionale Pd Lacarra: «Sì al terzo mandato, ne guadagnerebbe anche Elly»

 
Alessandra Colucci

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Alessandra Colucci

Puglia, attacco di Lacarra e Caracciolo: «Amati e Mennea passano ad "Azione" per spaccare maggioranza»

Marco Lacarra

«Emiliano e Decaro sono insostituibili, ma sul tema la maggioranza al governo è divisa»

Domenica 02 Luglio 2023, 12:42

Marco Lacarra, deputato e già segretario regionale del Pd, come procede il cammino parlamentare della proposta per il terzo mandato per governatori e sindaci?

«C’è una spaccatura nella maggioranza, non tutti i partiti lo vorrebbero».

E qual è la sua opinione?

«In un contesto nel quale si vuole dare un ciclo di governo di un ente locale importante come una Regione ma anche come i grandi Comuni, non vedo il terzo mandato come un fatto fuori dalla realtà, anzi lo vedo come qualcosa che è sintomo di continuità, tenendo conto che comunque si deve conquistare il consenso dei cittadini, non stiamo assegnando il terzo mandato d’ufficio. È necessario coltivare un rapporto con i cittadini e che i cittadini siano consapevoli del lavoro che l’amministratore sta facendo».

Non teme l’effetto monarchia?

«No, perché sono sempre i cittadini a decidere mentre la monarchia non ha bisogno di un passaggio democratico».

Elly Schlein, segretaria del suo partito, però è tiepida, per non dire fredda, rispetto all’ipotesi terzo mandato…

«Penso che strategicamente il terzo mandato potrebbe essere utile anche a lei perché Bari, Bergamo, Pesaro, Firenze che andranno al voto, sono città in cui bisogna provare a vincere. Il rischio è che si inanellino sconfitte e questo con i sindaci uscenti è più difficile che accada».

Considerando che è l’aula che decide, come crede andrà a finire?

«C’è già il deposito della legge sull’istituzione delle Province, con anche la valutazione delle Città metropolitane e in quella legge sicuramente sarà fatto un passaggio sul terzo mandato. Vedremo che passaggio sarà e se la maggioranza terrà oppure no».

Ipotizziamo che il terzo mandato passi, dando così la possibilità sia al governatore Michele Emiliano che al sindaco Antonio Decaro di ricandidarsi, politicamente cosa accadrebbe al centrosinistra? Ne guadagnerebbe?

«Il centrosinistra ne guadagnerebbe perché credo che oggi, da parte del centrodestra, sia difficile trovare candidati che possano battere Emiliano e Decaro».

E, invece, in caso contrario ovvero se l’ipotesi terzo mandato tramontasse e fosse necessario trovare nuovi candidati?

«Bisognerebbe iniziare a lavorare, serve la maggior condivisione possibile».

Primarie?

«Penso che le primarie siano lo strumento finale, non iniziale. Secondo me partiti, liste civiche e tutti coloro che hanno a cuore il destino del centrosinistra devono lavorare per trovare una sintesi su una figura, a partire prima di tutto da una convergenza programmatica. Una volta superato l’aspetto legato al tipo di città che vogliamo, dal punto di vista dello sviluppo urbanistico o del welfare, perché serve un welfare davvero penetrante da un punto di vista sociale, si deve andare avanti».

Teme che, da un punto di vista squisitamente elettorale, nel caso in cui non si possano avere gli originali, cercare candidati che siano simil-Emiliano o simil-Decaro possa nuocere al centrosinistra?

«Un simil-Emiliano o un simil-Decaro li concepisco solo da un punto di vista del carisma e della capacità di aggregare le persone e di ottenere il gradimento fra la gente. Non credo che il target professionale o sociale sia fondamentale, conta la qualità intrinseca dei candidati».

Ritiene che il terzo mandato, e quindi la possibilità per entrambi di ricandidarsi, metterebbe la parola fine al susseguirsi di voci sulle tensioni nei loro rapporti?

«Questa storia dei rapporti non sempre idilliaci mi sembra più che altro una favoletta che serve a qualcuno per alimentare un dibattito politico. In realtà, Emiliano e Decaro si sono sempre trovati, quando si trattava di scelte importanti. Quando si trattava di posizionarsi, magari anche a livello nazionale, hanno fatto valutazioni diverse, ma questo non significa che abbiano interrotto il dialogo o, peggio, abbiano litigato. Spesso la sensazione esterna può essere stata quella della divaricazione, ma, a mio avviso e da quello che so, e io qualcosa so, non hanno mai davvero litigato».

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