«La Puglia è la quinta regione italiana per numero di incendi boschivi e la quarta (dopo Sicilia, Sardegna e Calabria) per superficie totale percorsa dal fuoco. Dal 2008 al 2021 ci sono stati circa 120 incendi di dimensioni superiori a 30 ettari, con una media di circa 150 ettari ad evento e un numero di 8 o 9 eventi all’anno. L’analisi dei dati evidenzia una tendenza alla riduzione di anno in anno sia del numero degli incendi che della superficie percorsa dal fuoco». È uno dei passaggi riportati nel Piano di prevenzione e spegnimento incendi elaborato dalla Protezione civile e adottato dalla Giunta regionale.
A leggere bene i documenti ci si accorge però come alcuni dati siano purtroppo rimasti sostanzialmente immutati: sono quelli delle cause scatenanti dei roghi. Nel 2012 gli incendi accertati come di natura volontaria sono stati 285, poi hanno variato dai 271 ai 151, con un calo netto a 96 nel 2018, e si sono confermati 260 nel 2021.
Non solo. I roghi classificati di natura involontaria - cioè non dolosi ma comunque addebitabili all’uomo e ad atteggiamenti superficiali e irresponsabili - sono stati 111 nel 2012, poi calati tra 30 e 50 negli anni 2018 e 2019, e risaliti a 108 nel 2021. Impossibili da classificare o di dubbia natura sono stati complessivamente 105 nel 2021.
Per avere un termine di paragone sulle responsabilità dell’uomo negli incendi estivi, i roghi scoppiati per cause naturali sono stati 6 nel 2012, zero nel 2014 e nel 2016, 3 nel 2021. Volendo tradurla in termini percentuali, siamo al 58,1 per cento di natura volontaria, 17,9 di natura involontaria, 18,9 non classificabile, 4,1 di causa dubbia, solo l’1 per cento per cause naturali. Salvo rarissimi casi, se non fosse per colpa o dolo dell’essere umano, non ci sarebbero incendi.
i comuni a rischio Nel Barese a registrare la classe di rischio più alta, codice 3, sono Alberobello, Altamura, Bitonto, Cassano delle Murge, ma anche Locorotondo, Gravina, Noci, Ruvo, Santeramo, e molti altri. Nella Bat sono Andria, Minervino Murge e Spinazzola. Nel brindisino Ceglie, Cellino, Fasano, Ostuni, Cisternino.
Nel Leccese sono 11 i comuni ad alto rischio, a partire dalla città capoluogo. Nel Foggiano, l’elenco è lunghissimo: da Cagnano Varano a Faeto, Ischitella, Manfredonia, Mattinata, Monte Sant’Angelo, Orsara, Rodi Garganico, San Giovanni Rotondo, e naturalmente, insieme ad altri, Vico e Vieste. Tra i comuni tarantini segnalati con codice rosso ci sono Martina Franca, Manduria, Grottaglie e il capoluogo di provincia.
i più colpiti La concentrazione di interventi di spegnimento più cospicua lo scorso anno è stata nel Leccese: ben 2165 sui 3998 totali. Un numero-monstre che si spiega anche con l’abbandono dei campi di ulivi disseccati dalla Xylella e sempre più spesso colpiti da roghi anche dolosi.
Nel Barese sono stati 457, in provincia di Brindisi 209, nella Bat 268, nel Foggiano 455, in provincia di Taranto 444.
Altro dato interessante che emerge dai grafici statistici elaborati dalla Protezione civile è che l’83,69 per cento degli incendi dello scorso anno, e anche in media degli anni precedenti, ha riguardato aree non boschive, quindi seminativi e terreni incolti.
Solo il 10,56 per cento degli interventi di spegnimento dei roghi ha interessato zone boschive. Segno evidente che le opere di manutenzione e di messa in sicurezza - dalle potature alla realizzazione delle fasce frangifuoco - possono rivelarsi determinanti. Mentre, come è scritto nel Piano Aib, «la mancata gestione del patrimonio forestale e l’abbandono sempre più diffuso dei terreni agricoli e delle attività economiche in ambito extra-urbano hanno portato negli ultimi tempi ad un accumulo sempre maggiore di materiale vegetale vivo e morto».