BARI - Ad aprile 2021 il governatore Michele Emiliano decise che la campagna vaccinale pugliese, fino a quel punto affidata al coordinamento dell’epidemiologo e assessore regionale alla Salute Pierluigi Lopalco, sarebbe passata sotto l’ombrello della Protezione civile. Ovvero nelle mani di Mario Lerario, il dirigente che otto mesi dopo verrà arrestato in flagranza dopo aver riscosso una mazzetta sugli appalti dell’emergenza. Fu, quello, il primo segnale dell’incrinatura dei rapporti tra Emiliano e Lopalco, con il medico salentino che a novembre 2021 si dimise dalla giunta regionale perché «bloccato dalla burocrazia» e da un’altra decisione di Emiliano: fornire un farmaco costosissimo (e inutile secondo la scienza) a un bambino affetto da una malattia rara.
Lopalco ha ricostruito quanto accadde durante l’inchiesta trasmessa ieri sera da Report, confermando - oggi come allora - di non aver condiviso quella decisione sui vaccini. «Se c’è in tutta Italia una persona che ne capisce di programmi vaccinali sono io, il mestiere mio, che lo insegno, a te e a tutti gli altri», ha raccontato l’ex assessore che ha ricostruito così i motivi della decisione assunta da Emiliano. «Io avevo accantonato tutti i vaccini AstraZeneca che arrivavano, “non si parte finché non abbiamo l’accordo con i medici di famiglia”, perché altrimenti la campagna non parte bene. Quindi ci sono state due settimane in cui la Puglia è arrivata in fondo alla classifica su quantità di vaccini. Che fa il presidente che ci tiene alle classifiche? Era incazzato nero che eravamo giunti in fondo... Hai voglia a spiegargli: “Calmo, quelle dosi dobbiamo darle nelle scuole, non le posso usare adesso”... Quindi commissariamento. Mario Lerario responsabile del programma vaccinale».
La decisione venne assunta il 14 aprile 2021, al termine di una burrascosa videoconferenza in cui Emiliano contestò all’allora assessore la scarsa efficacia della campagna vaccinale, e gli annunciò che da quel momento in poi la distribuzione dei vaccini sarebbe stata curata dalla Protezione civile. Cioè appunto da Lerario, che prese in mano non solo la logistica ma anche l’allestimento degli hub vaccinali. Lopalco fa capire che Emiliano si affidò a Lerario perché l’ex dirigente arrestato a dicembre 2021 era l’uomo giusto per risolvere i problemi. Senza andare per il sottile. «Quando tu trovi una persona che gli dici di fare una cosa e questa persona ti fa questa cosa, anche ai margini della legalità, non è comodo? Tu non ne sai niente, la responsabilità se la piglia lui, in galera ci finisce lui».
Nel memoriale depositato davanti al gup barese Ferraro, che lo ha condannato a 5 anni e 4 mesi per due episodi di corruzione (le mazzette per 30mila euro prese da due imprenditori), Lerario ha scritto che «l’unico scopo da me perseguito è sempre stato quello di risolvere i problemi di mia competenza, o comunque a me assegnati in assenza di altre strutture regionali che se ne occupassero, sempre urgenti (o rappresentati come tali) e sicuramente di interesse pubblico».
Anche quello che era considerato il suo braccio destro, il funzionario regionale Antonio Mercurio (finito ai domiciliari il 9 marzo), nel suo interrogatorio di garanzia ha spiegato che tutte le decisioni venivano prese da Lerario. E che l’allora dirigente della Protezione civile «aveva credito» da parte dei vertici della Regione, che gli avevano assegnato una enorme serie di responsabilità. Lunedì della prossima settimana il Tribunale della Libertà di Bari discuterà l’appello di Mercurio (difeso dall’avvocato Roberto Eustachio Sisto) contro il «no» del gip Anna Perrelli alla revoca dei domiciliari: l’ingegnere, incensurato, arrestato per aver firmato gli atti di un altro appalto che Lerario potrebbe aver truccato a suon di mazzette, si è nel frattempo dimesso dalla Regione.