BARI - Non ci sono abbastanza soldi per pagare un consiglio di amministrazione tecnico e contemporaneamente un direttore. Non è possibile tornare in Consiglio per modificare la norma che, disponendo la decadenza di Massimo Cassano da direttore generale dell’Arpal, ha stabilito di implementare nuovi organi di governo dell’agenzia a invarianza di spesa. E dunque il presidente e i due consiglieri dovranno essere pensionati, che - in base alla legge - dovranno accontentarsi dei rimborsi spese.
È questo l’input che l’assessore al Lavoro, Sebastiano Leo, ha dato al capo dipartimento Silvia Pellegrini, che è allo stesso tempo commissario dell’Arpal. La delibera con la nomina (competenza della giunta) verrà predisposta a breve, mentre è partito lo scouting per trovare i candidati. Spetterà al nuovo cda l’emanazione del bando con cui l’Arpal dovrà trovare il nuovo direttore (non più generale), sulla base dei punti inseriti nella legge di novembre: docente universitario, avvocato o dirigente della pubblica amministrazione con almeno cinque anni di esperienza nel diritto del lavoro. Requisiti scritti apposta per escludere Cassano, dichiarato decaduto dal Consiglio per via della gestione dei concorsi e delle assunzioni che hanno privilegiato persone aderenti alla sua lista Puglia Popolare (o loro parenti).
Con un cda di pensionati, è il ragionamento, si potrà mantenere lo stipendio da 160mila euro (lordi) del direttore generale, così da sperare in candidature qualificate. Allo stesso tempo si eviterà la tentazione, pur propalata negli scorsi giorni da «voci amiche», che Cassano possa rientrare in agenzia con una nomina nel cda.
Nel frattempo all’interno dell’agenzia continua la caccia alle streghe. Martedì il dirigente del Personale e del Patrimonio, Luigi Mazzei, già coordinatore provinciale di Puglia Popolare in Salento, ha scritto agli altri sei dirigenti in organico per invitarli «a conferire unicamente con lo Scrivente (S maiuscola, ndr)» in relazione alla «funzione dell’ufficio gare che si collega strettamente alla delicatezza delle attività che lo stesso ha il compito di svolgere», ricordando l’«obbligo di segretezza sulle informazioni apprese dai dipendenti». Il problema dello Scrivente è legato ad un avviso pubblico per la ricerca della nuova sede del Centro per l’impiego di Bari, che Cassano voleva spostare in un ex studentato dell’Università (dotato di piscina) prima che il Comune gli spiegasse che non si può fare. L’avviso pubblico è stato pubblicato il 23 dicembre ed è scaduto lunedì, ed era piuttosto dettagliato tanto da richiedere due relazioni, planimetrie e una dichiarazione asseverata. Documenti difficili da preparare in otto giorni lavorativi a cavallo delle feste. Ora una commissione deve esaminare le offerte ricevute. Ma se - visti i requisiti stringenti dell’avviso pubblico - l’offerta ricevuta fosse una sola, la sua valutazione sarebbe piuttosto veloce. Il tutto, scrive il dirigente Mazzei, deve avvenire in silenzio. Magari per evitare che emergano altre coincidenze come quelle che hanno riguardato i concorsi.