«La Consulta, con la sentenza n. 188/2025, non ha affatto riconosciuto un “salario minimo regionale”, ma solo la legittimità di un requisito di gara da applicare agli appalti pubblici della Regione Puglia, ritenendo così inammissibile il ricorso del Governo Meloni»: il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Walter Rizzetto, minimizza la portata dalla pronuncia della Corte costituzionale sulla legge della Regione Puglia, perimetrandone gli effetti solo ai bandi dell’istituzione regionale.
«Sul punto, oltre che il Parlamento, si è espressa anche l’Europa - spiega alla Gazzetta - indicando che serve dove non è applicata una contrattazione collettiva almeno all’80%”. E in Italia? «Siamo al 96-97% di copertura di questa contrattazione, certo da migliore in seno ai contratti che pagano meno». La pronuncia, interpretata come rivoluzionaria dalla sinistra e dalla leader dem Elly Schlein, avrà un effetto politico? «Ma più che un attacco al governo di Giorgia Meloni - ribatte Rizzetto - mi pare si stia prefigurando un attacco al sindacato e al suo ruolo, e così facendo si potrebbe creare un corto circuito sufficientemente insidioso». L’impegno del centrodestra per il lavoro e la dignità dei salari? «Il Governo affida due miliardi di euro in questa Legge di Stabilità per il rinnovo dei contratti, ed è esattamente questo l’ambito su cui lavorare, anche assieme a quelle parti politiche che oggi contestano cose ma che per oltre dieci anni di Governo non hanno nemmeno mai calendarizzato uno straccio di proposta in tal senso», conclude il deputato meloniano, attaccando le opposizioni di centrosinistra per aver accantonato il tema dei salari nelle lunghe stagioni in cui avevano ministri e premier a Palazzo Chigi.
La posizione del centrodestra è stata in questi mesi rigida e improntata sulla difesa della contrattazione collettiva, delegando alle parti sociali l’adeguamento dei salari. Non a caso Rizzetto in passato aveva evidenziato anche un paradosso per chi continua a chiedere una legge regolatrice della dialettica tra lavoratori e imprese, al fine di stigmatizzare un possibile arretramento dei diritti: «Qualcuno potrebbe avere la tentazione di rifuggire dalla contrattazione di qualità a 15 o 18 euro l’ora, per rifugiarsi in una legge di Stato che parla di 9 euro».
















