«Eravamo in una prigione al confine con Gaza. Nell'ala accanto a noi c'erano i nostri fratelli e sorelle palestinesi, e il nostro avvocato ci ha detto che potevano sentire le canzoni, i canti, il caos che stavamo facendo e che questo ha rotto il loro isolamento e portato un po' di speranza. Non potevamo sentirli perché non gli è permesso cantare. Abbiamo sentito solo i caccia volare sopra le nostre teste, mentre andavano a bombardare la loro terra». Così sulla sua pagina Facebook Tony La Piccirella, attivista barese, che ha partecipato all'iniziativa della Global Sumud Flotilla e che è tornato ieri sera a Fiumicino dopo essere stato arrestato e detenuto nelle carceri israeliane. «Ieri ho fumato tante sigarette e abbracciato compagni e cuori fino a tardi», aggiunge. «Mi fa male la gola, ma mi stanno prendendo cura. Stasera alle 19:10 arrivo alla stazione di Bari. Domani proverò a cercare un nuovo telefono. Siamo stati deportati con la forza e non potevamo restare per assicurarci che tutti uscissero ma, secondo le trattative, chiunque fosse ancora dentro dovrebbe essere portato al confine con l'autobus entro questa mattina. Con loro ci sono Thiago, Suayb e Mandela. Tra due giorni le persone di @gazafreedomflotilla e @thousandmadleenstogaza sfideranno di nuovo il blocco navale israeliano».
Infine l'invito a riorganizzarsi «per la prossima irresponsabile provocazione globale. Molto presto vi dirò tutto. Palestina libera. Liberate tutti». La Piccirella aveva partecipato a una precedente missione, a luglio, a bordo della nave Handala, anche in quel caso interrotta dalle forze di sicurezza. Era stato già arrestato e rinchiuso in carcere per tre giorni. L'attivista barese è giunto all'aeroporto romano, con un volo proveniente da Atene, con l'ultimo gruppo di sette italiani che non avevano firmato il foglio di rilascio volontario, ad aspettarli numerosi sostenitori, amici e familiari. Rispetto ai 26 connazionali tornati in precedenza hanno dovuto attendere l'espulsione per via giudiziaria.