BARI - Sarà una «newco» controllata al 100% dal gruppo Fs a nascere sulle ceneri di Ferrovie Sud-Est, mentre la vecchia società verrà trasformata in una bad company in cui rimarranno debiti e contenzioso. È quanto prevede il piano di ristrutturazione depositato ieri al Tribunale di Bari insieme agli accordi di ristrutturazione e al ricorso con cui viene chiesta l’omologazione.
A gennaio era emerso il debito da 130 milioni a seguito della sentenza del Consiglio di Stato di agosto 2024. La strategia per evitare il fallimento (il piano è stato firmato dal professor Andrea Zoppini e dagli avvocati Alessandro e Marco Brudaglio con l’advisor Ignazio Pellecchia) prevede il pagamento al 100% di tutti i debiti con l’assenso dei fornitori commerciali e della stessa Fs in una prospettiva temporale che dovrebbe arrivare (salvo proroghe) al 31 dicembre 2026. Il piano passa ora all’esame del Tribunale (giudice delegato Laura Fazio), dopo che i commissari (il professor Giuseppe Trisorio Liuzzi e il commercialista Ruggiero Pierno di Bari) avranno espresso il parere previsto dal Codice.
La costituzione della «newco» è prevista a partire dal 1° gennaio 2026, salvi i tempi dell’omologa del piano, mantenendo inalterati i servizi e i livelli occupazionali. L’incognità è rappresentata dai tempi delle gare, che metteranno progressivamente sul mercato una serie di servizi su gomma oggi affidati a Ferrovie Sud-Est.
Il caso è partito dopo che il Consiglio di Stato ha annullato il trasferimento di Fse dal ministero delle Infrastrutture al gruppo Fs, cancellando anche i 70 milioni di contributo pubblico previsti nella Finanziaria 2016. Il cda di Sud-Est ha così dovuto cancellare dal bilancio i 70 milioni (iscrivendo una riserva di patrimonio di pari importo) e poi ha dovuto creare un fondo rischi da 73,3 milioni pari agli apporti effettuati nel tempo dal gruppo Fs. Queste rettifiche hanno prodotto perdite civilistiche per 131,2 milioni, portando il patrimonio netto in negativo per 125,6 milioni. Il principale creditore è appunto il socio di controllo Fs: 94,9 milioni che si sommano ai 73,3 milioni iscritti a fondo rischi per coprire il potenziale obbligo di restituire alla capogruppo gli aumenti di capitale. Nel piano è evidenziata una disponibilità di cassa di 196 milioni, di cui 60 sono anticipazioni sui contratti di servizio e 15 sono vincolati al pagamento dei debiti precedenti.
A opporsi al salvataggio (finora senza esito) sono stati l’Anav (la Confindustria dei trasporti su gomma) e il Cotrap (il consorzio che gestisce i servizi su gomma in Puglia), che hanno provato a chiedere al Tribunale di Bari la revoca del precedente concordato (2017) e poi hanno impugnato davanti al Tar il diniego della Regione allo scioglimento dei contratti di servizio con Sud-Est. Un altro contenzioso è stato attivato al Consiglio di Stato per chiedere l’ottemperanza alla sentenza di agosto: Cotrap chiede che venga annullato il trasferimento di Fse a Fs, riportando la società nelle mani del ministero delle Infrastrutture. Fs ritiene invece che questa procedura esaurisca l’esecuzione del giudicato.