BARI - «Non può esistere alcun conflitto di interessi tra i compiti istituzionali della commissione e gli interessi finanziari privati dei suoi dipendenti». Parole chiare, scolpite come pietre nelle «best practice» definite dall’associazione internazionale delle Film commission. Parole che si adattano perfettamente al caso di Apulia Film Commission e della sua dipendente, proprietaria del 15% di una società di produzione, che ha svolto il ruolo di segretaria nella commissione esaminatrice dei progetti candidati al finanziamento nel Film Fund da 13 milioni. Nella graduatoria finale c’è anche la sua società.
Una storiaccia che dimostra una certa disinvoltura nell’uso dei fondi pubblici da parte della Fondazione finanziata dalla Regione (cui partecipano molti Comuni pugliesi) tutt’ora commissariata per volontà del governatore Michele Emiliano. Ma secondo i vertici di Apulia Film Commission non c’è alcun conflitto di interesse, perché «le procedure si sono svolte nel rispetto delle regole normative che disciplinano la materia», e la segretaria Martina Lovascio, dipendente Afc e socia al 15% della Disparte srl di Roma, non ha partecipato all’«assunzione di decisioni» o a «valutazioni di alcun genere»...
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