Sabato 06 Settembre 2025 | 15:11

Vannacci a Bari: «Decaro riunisce nel “campo santo” Pd-5S, no-Tap e anti-industrialisti»

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Vannacci a Bari: «Decaro riunisce nel “campo santo” Pd-5S, no-Tap e anti-industrialisti»

«Trump smonta il Wto che ha favorito la Cina». L’eurodeputato potrebbe correre nelle liste del Carroccio pugliese

Mercoledì 30 Aprile 2025, 07:51

17:06

Le tesi identitarie dei patrioti in Ue, unite ad una attenzione per la Puglia in vista delle regionali, dove, accanto alla cordialità con Antonio Decaro, c’è l’ipotesi di una sia candidatura nelle liste leghiste: questi sono alcuni dei temi affrontati dal generale Roberto Vannacci nel dialogo con la Gazzetta.

Onorevole Vannacci, oggi a Valenzano per un incontro (alle 17) con «Il mondo al contrario», associazione guidata da Claudio Spinelli che si richiama al suo libro. Questo volume, pubblicato da il Cerchio, ha segnato uno spartiacque nel suo impegno pubblico?

«E’ stato l’innesco, non pensavo di darmi alla politica mentre facevo l’ufficiale delle forze armate. Il saggio non è stato scritto per uno scopo specifico, ma perché in quel momento avevo cominciato a concretizzare l’idea di rendere pubblica la mia visione. Da lì una serie di sviluppi fino ad essere cooptato dalla politica stessa. Il mio impegno è la scelta giusta per raddrizzare il mondo sottosopra, per dare un futuro alle mie figlie e ai giovani italiani”.

Dopo le Europee, continua a girare tutta l’Italia, ora da eletto nella Lega, come sottolinea il deputato Rossano Sasso. Chi sono i suoi sostenitori?

«Per Bruxelles non ho quasi fatto una campagna elettorale: sono stato aiutato dalle campagne che hanno promosso contro di me i giornali antagonisti, dal Pd che colpevolizzandomi a prescindere, mi hanno fatto prendere 500mila preferenze. Gli incontri sono stati promossi da curiosi e simpatizzanti che mi hanno cercato per avere una testimonianza delle mie idee».

In Puglia ha ricevuto più inviti.
«Mi cercano da Brindisi, Foggia e Salento, ma anche in Sardegna, Sicilia, Trentino. Non mi chiamano politici, raramente rappresentanti di partito. Mi cercano associazioni privati, imprenditori o semplici cittadini».

Le ragioni dell’Italia e la difesa dell’interesse nazionale, viste dal parlamento Ue?
«L’Italia è marginale in Europa, L’Ue è frutto della gestione socialdemocratica, fa una politica baltica e centro-nord europea. Noi, paese mediterraneo, seconda manifattura d’Europa, come importanza, soci fondatori, contiamo pochissimo».

A cosa si riferisce?
«Contano più Lituania, Estonia e Lettonia, pur limitata sul piano demografico o per il Pil, che l’Italia. La responsabile delle politiche estere europee è la estone Kaja Kallas... Si parla di guerra, riarmo, di spezzare le reni al Cremlino, ma non si discute di immigrazione o di legge di stabilità o di Mercorsu. Le priorità dell’Ue non sono le nostre».

L’Italia ha Raffaele Fitto come commissario.
«E’ una persona, è uno, e si scontra con una Ue che ha un’altra agenda. La von der Leyen vorrebbe tagliare l’elettricità prodotta dalla Russia, e imporre altre sanzioni mentre noi siamo in crisi per l’altissimo costo dell’energia. Pagheremo il conto come italiani di queste scelte dissennate, sostenute dagli eletti della sinistra».

Si riferisce ad alcuni dossier particolari?
«La sinistra ha votato per definanziare Frontex, agenzia-strumento per contenere l’immigrazione. Così aumentare gli ingressi dei clandestini. Hanno votato contro maggiori finanziamenti per olivicoltori e viticoltori, attività tipiche in Norvegia (sorride, ndr). L’eurodeputato Ignazio Marino ha votato per la farina di grilli di cui in Italia non abbiamo bisogno. Paghiamo anche i danni della Bolkestein».

L’ambasciatore Giorgio Starace la cita nel saggio «La pace difficile» sul conflitto nell’Est Europa: sulle guerre a Gaza e Kiev quale il ruolo dell’Europa?
«Non ha un ruolo. Continua ad abbaiare alla Luna. Non è un attore né in Russia né a Gaza e in Medio Oriente, sottraendosi alla sua sfera di influenza nelle sue zone strategiche. La guerra Russia-Ucraina secondo Lucio Caracciolo, è un conflitto tra Stati Uniti e Russia. Neanche gli ucraini sono attori principali, la diplomazia al lavoro è quella di Trump e Putin. C’è un detto in diplomazia: se non sei al tavolo, sei nel menù. Se l’Europa non siede tra Trump e Putin, decideranno loro se l’Europa sarà il primo o il dessert…».

La destabilizzazione dello scacchiere mediterraneo ha origini antiche.
«L’amministrazione americana ha favorito l’instabilità in Nord Africa e MO dal 2010-2011: gli Usa hanno l’autosufficienza energetica e alimentano crisi, come con le primavere arabe mentre l’Europa è spettatrice».

L’Unione è al centro delle sue riflessioni.
«Ora pensa solo ad accogliere immigrati che destabilizzazione gli equilibri interni delle nazioni e mettono a rischio l’erogazione del welfare. L’Europa va cambiata radicalmente: bisogna tornare all’Europa dei popoli, con una piattaforma di interscambio economico militare industriale culturale, ma che lascia campo libero alle nazioni e alle sovranità, su convergenze di obiettivi. Basta con i tecnocratici e attenzione al debito comune che rode sovranità dei popoli, come ha spiegato Mario Draghi».

L’elezione di Trump ha scombinato gli scenari interni Usa e internazionali. Quali gli elementi che reputano convincenti?
«Ha cambiato lo squilibrio internazionale, una situazione nella quale l’Europa era perdente: il gioco si basava su regole non favorevoli. Trump sta facendo questo: prima ha dato un colpo alla religione dei diritti umani, che prevalicavano qualsiasi cosa, poi ha mandato a casa un po’ di immigrati irregolari, anche forzando la mano con la Colombia, infine sconquassa il diritto internazionale, da sempre forgiato sul diritto del più forte, come nello Statuto Onu, dove cinque stati hanno diritto di veto».

Ha ragione?
«Trump sul commercio sta demolendo il paradigma del Wto, che si basa sulla globalizzazione senza regole. La Cina è cresciuta grazie alla libera circolazione delle merci e l’Occidente è decaduto con queste regole. Gli Usa vogliono tornare ad un mercato protetto. Usa e Cina si scontrano su un piano politico, e vedremo come finirà. I dazi non sono un obiettivo ma uno strumento. Li abbiamo già imposti su ceramica indiana o auto cinesi».

In autunno ci sono le regionali pugliesi. La sinistra candida Decaro. Lo ha incontrato a Bruxelles?
«Potrei dire che è un amico, ci siamo visti anche per la Fiera del Levante: con lui si discute con facilità, ma sul piano politico abbiamo posizioni divergenti. Qui ci sarà una battaglia, noi ci saremo. Vedremo il candidato del centrodestra, faremo in modo di competere per vincere e cambiare la Puglia, con un governo più efficiente di quello attuale. La sinistra di Decaro in Puglia unisce il Pd ei 5S, il “campo santo”, degli anti-industrialisti, no tap e no acciaio…».

Potrebbe essere candidato nella lista pugliesi del Carroccio…
«Vedremo nelle prossime settimane, considereremo all’obiettivo. I candidati sono strumenti. L’obiettivo è riportare la Puglia ad essere leader in Italia, con la sua e la forza produttiva».

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