BARI - L’internalizzazione delle Rsa di San Nicandro Garganico e Troia non può comportare l’automatica assunzione nella Asl del personale dipendente dell’attuale gestione, anche perché non rientra nella programmazione sanitaria contenuta nel Piano operativo presentato ai ministeri dell’Economia e della Salute. Su questa base il ministero dell’Economia ha chiesto al governo di impugnare la legge regionale 39 di novembre, in cui - in sede di assestamento di bilancio - la Puglia ha applicato alle due strutture sanitarie foggiane lo stesso schema già visto per il centro di riabilitazione di Ceglie Messapica.
Il tema riguarda, appunto, la decisione con cui è stato stabilito che alla scadenza dell’attuale contratto con il gestore privato le due residenze sanitarie assistite dovranno passare alla Asl di Foggia. Prevedendo, in questo contesto, anche l’assunzione del personale «ove compatibile con il profilo professionale» necessario e «valorizzando l’esperienza lavorativa svolta per la stessa tipologia di servizio». Secondo il referto del ministero dell’Economia, però, questo schema non sarebbe applicabile all’internalizzazione dei servizi sanitari. Sia perché la norma nazionale richiamata nella legge regionale «fa riferimento alla possibilità, per gli enti del Servizio sanitario nazionale, di avviare procedure selettive per il reclutamento di personale da impiegare per l'assolvimento delle funzioni reinternalizzate» con una riserva pari al 50% dei posti da mettere a concorso e solo per chi ha prestato assistenza ai pazienti «nel periodo compreso tra il 31 gennaio 2020 e il 31 dicembre 2021 e con almeno tre anni di servizio». Quella delle Rsa non sarebbe però una vera internalizzazione di servizi, e l’assunzione di tutto il personale non sarebbe consentita: «Il passaggio di dipendenti a seguito di trasferimento di attività, per orientamento consolidato, si applica soltanto “a senso unico”, vale a dire alle sole ipotesi di esternalizzazione dei servizi pubblici e non ai processi inversi di trasferimento di attività da soggetti privati a soggetti pubblici».
Si ripete dunque ciò che già si era verificato con la Fondazione San Raffaele. Anche l’internalizzazione del centro riabilitativo, già tornato alla Asl di Brindisi, contenuta in una legge regionale di maggio, era stata impugnata dal Consiglio dei ministri a luglio. In quel caso la situazione era leggermente diversa perchè l’operazione si basava su una sperimentazione gestionale in base a cui la Asl aveva concesso alla Fondazione della famiglia Angelucci la gestione di un servizio di competenza dell’ospedale «Perrino». Nel frattempo, dopo un duro contenzioso, è stato trovato un accordo che ha consentito il subentro, anche se alcuni giorni fa la Fondazione ha aperto un nuovo fronte di scontro con la Asl sulla mancata riconsegna dei beni strumentali del centro: per cederli chiede 900mila euro, la Asl ha offerto una cifra molto più bassa e - secondo la Fondazione - starebbe rifiutando di restituirli. Tuttavia sia nel caso del San Raffaele sia in quello delle due Rsa foggiane, la Regione avrebbe omesso di concordare la decisione con i ministeri vigilanti nell’ambito del Piano operativo cui la Puglia è sottoposta ininterrottamente dal 2010 per via del deficit della gestione sanitaria. La decisione, secondo l’assessore alla Salute, Raffaele Piemontese, sarebbe «un grave attacco al diritto dei cittadini pugliesi di accedere a servizi sanitari pubblici e di qualità, mettendo a rischio il futuro di 75 lavoratori e l’efficienza di un servizio essenziale per la comunità». [m.s.]