Antonio Polito, giornalista e scrittore, editorialista del Corriere della Sera, ha dedicato il saggio «Il costruttore» (Mondadori) alla ricorrenza dei 70 anni dalla morte dello statista Alcide De Gasperi. Il volume sarà presentato oggi all’Università di Bari nell’Aula Don Tonino Bello dalla professoressa Loredana Perla e dall’ex onorevole Giusy Servodio. Perché il pensiero del leader Dc è ancora attuale?
«È stato un costruttore mentre oggi abbiamo una generazione di politici che si presentano tutti come distruttori deliberatamente. Tutti parlano rottamare, asfaltare, girare con la ruspa o con il lanciafiamme. Distruggere l’ordine esistente delle cose e’ diventato un programma politico. Pochi pensano a costruire».
L’azione di De Gasperi…
«Segna anni complicati. L’Italia è stata distrutta da un distruttore celebre, ovvero Mussolini, era isolata a livello internazionale. Quando Roma fece domanda di adesione all’Onu, fu respinta: eravamo sconfitti e responsabili della guerra».
Le sue conquiste?
«De Gasperi seppe ricostruire moralmente e materialmente il Paese nel giro di pochi anni, mettendo le basi delle fondamenta della nostra Repubblica, dal referendum del giugno 1946 alla costituzione, all’adesione al Patto atlantico, alla promozione del primo nucleo di Europa unita, all’intervento nel Sud con la Cassa del Mezzogiorno, alla riforma fondiaria che diede terra ai contadini togliendola ai latifondisti assenteisti».
Dove si collocherebbe nell’attuale panorama politico?
«Dubito che potrebbe aderire a un partito italiano attuale. Ha istituito la festa del 25 Aprile. Se oggi si presentasse a una manifestazione o al corteo di Milano della liberazione, con le bandiere della Dc, lo caccerebbero. È stato un antifascista e anche una anticomunista. In galera con il duce, ma ha messo il Pci fuori dal governo e ha battuto i comunisti nel 1948»
Scegliendo uno spazio politico?
«Lo metterei al centro in un “centro che muove verso sinistra”, come ebbe a dire, nel senso che cercava la giustizia sociale, l’equità e l’eguaglianza».
Sull’autonomia come si sarebbe schierato?
«De Gasperi è stato, in linea con la tradizione cattolica italiana, un grande autonomista. È l’autore dell’accordo De Gasperi-Gruber che consentì di risolvere la questione dell’Alto Adige, con uno statuto autonomista molto ampio, per la provincia e per le due comunità di lingua italiana e tedesca. Ora avrebbe molti dubbi sulla sorte che attende il Mezzogiorno. È stato il presidente del Consiglio più settentrionale della storia della repubblica, nato in Trentino, che al tempo era Austria, ma ha fatto il maggiore investimento nel Meridione con la Cassa del Mezzogiorno, che diede grandi risultati, favorendo l’infrastrutturazione per acqua, irrigazione, strade, scuole. La produttività dell’agricoltura crebbe e migliorò il reddito dei cittadini del Sud, quello fu l’unico periodo nel quale si ridusse il divario tra centro-Nord e Sud».
Politiche irripetibili.
«Era un meridionalista e la Cassa del mezzogiorno fu un’invenzione keynesiana, con intellettuali come Donato Menichella e Pasquale Saraceno che intuirono come investire nel Sud, perché il benessere delle popolazioni meridionali creava anche un mercato per l’industria nordista».
La Zes unica è la nuova Cassa del Mezzogiorno?
«No, è una formula per ridurre il peso fiscale, e creare condizioni di vantaggio. Il Pnrr può essere la nuova Cassa, se quei soldi vengono spesi con serietà».
De Gasperi fu un grande leader. Ora il Sud ha interpreti politici come Michele Emiliano e Enzo De Luca, che si candida per il terzo mandato.
«Sono contrario al terzo mandato, per chiunque. Il potere corrompe come diceva Lord Acton, “il potere corrompe, e il potere assoluto corrompe assolutamente”. Il tris crea una incrostazione di potere, come si vede dalle inchieste che hanno coinvolto consiglieri e politici vicini al presidente Emiliano».
Il campo largo in Puglia resiste…
«Non come alleanza politica, esiste Emiliano. Questa è la differenza: Emiliano è quello che si sarebbe chiamato “pigliatutto” o “grande tenda”, come direbbero i politologi anglosassoni. Qui c’è un sistema politico di Emiliano, che include anche pezzi si centrodestra. Gran parte delle persone indagate nelle ultime inchieste pugliesi vengono dal centrodestra, accolte sotto la grande tenda di Emiliano, in cambio di elezioni e posizioni politiche».
In sintesi?
«È trasformismo più che campo largo».
Antonio Decaro è una speranza di chiarificazione del quadro politico?
«Ha sempre fatto capire a mezza bocca che non concordava con questo sistema. Però c'è stata un po’ l’inerzia delle cose. Non credo che travolgerà il sistema Emiliano, proverà a correggerlo nelle punte di trasformismo più eccessivo».
La destra in Campania e Puglia arranca.
«Questa politica pigliatutto ha funzionato sia in terra partenopea che nel Tacco d’Italia. De Luca ha un numero esorbitante di civiche con suoi feudatari, ha svuotato la nomenclatura di centrodestra e in alcuni casi anche l’elettorato. Questa concezione ecumenica, se non peggio, ha anche aspetti di malcostume, come nella versione della “fritturina di pesce”, metafora del “fate quello che volete ma portatemi la gente a votare”. Si tratta, nel caso di De Luca e Emiliano, di due leader di una sinistra sui generis, che crea imbarazzo al Pd».
In che senso?
«La segreteria Schlein o alcuni membri della segreteria vorrebbero evitare il tris di De Luca… Mentre in Puglia Decaro sarà il prossimo candidato governatore».
Tornando alla destra…
«Paga errori clamorosi al Sud. Su tutti il favorire il progetto di autonomia differenziata, interpretato dalle popolazione e da governatori come il calabrese Occhiuto un attacco al Mezzogiorno, con uno spostamento di risorse verso il Nord».
Autonomia fa rima con autogol.
«Il centrodestra lo sta pagando: ha regalato a De Luca e Emiliano la palma di difensori del Sud e ha bollato il Sud come succube della Lega di Zaia».
A destra mancano leadership meridionali.
«Le leadership nascono quando ci sono idee, movimenti, interessi sociali da difendere. Basta vedere la parabola del penultimo candidato sindaco di Bari del centrodestra, alle ultime Regionali e Comunali schierato con i progressisti…».