Non fu disastro ambientale. A quattro anni di distanza dall’avvio delle indagini da parte degli inquirenti, si chiude con l’assoluzione di tutti gli imputati accusati di disastro ambientale il processo di primo grado sull’inceneritore ex Fenice di Melfi e sul presunto inquinamento delle falde acquifere al di sotto dell’impianto. Assolti perché il fatto non sussiste Vincenzo Sigillito e Bruno Bove, ex direttore generale ed ex vice direttore dell’Arpab, Ferruccio Frittella e Francesco Pesce, ex funzionari dell’Agenzia regionale di protezione dell’ambiente, Mirco Maritano, Giovanni De Paoli, Giorgina Negro, Norberto Zambellini e Vincenzo Grassia, tutti ex responsabili della società che gestiva l’impianto.
Ma nel filone dell’inchiesta, partita nel 2011, erano finite anche diverse assunzioni all’interno dell’Arpab, sulla scia dell’ipotesi di favoritismi. Il collegio del tribunale di Potenza ha condannato a una pena complessiva di tre anni l’ex direttore generale, Sigillito, per falso ideologico, abuso d’ufficio e rivelazione di segreti d’ufficio. In particolare, Sigillito è stato condannato a due anni e sei mesi per i reati di falso e abuso d’ufficio, e a sei mesi per rivelazione di segreti d’ufficio.