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Cie lucano, Palazzo in pole
chiuso nel 2011, spesi 7 mln

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Cie lucano, Palazzo in polechiuso nel 2011, spesi 7 mln

Lunedì 09 Gennaio 2017, 09:31

PIERO MIOLLA

Il nuovo Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Basilicata potrebbe essere, in realtà, una vecchia conoscenza: quello di Palazzo San Gervasio, chiuso dal 2011 e ritenuto dai più una vera e propria prigione. Non c’è nulla di ufficiale sul tema, ma l’ipotesi più accreditata sembra essere questa: d’altra parte, dopo aver speso circa sette milioni di euro per rimetterlo a nuovo (mentre tutti gli altri Cie in Italia chiudevano), peraltro senza riuscirci del tutto perché i lavori non sono stati completati, la direzione obbligatoria, per la nostra regione, sembrerebbe essere questa. Va però ricordato che sul tema, al momento, si può solo registrare la dichiarazione d’intenti del neo ministro dell’Interno, Marco Minnitti, il quale ha pubblicamente e ufficialmente rilanciato l’ipotesi di far ritornare in auge questi centri, anche se, si è affrettato a precisare il politico di Reggio Calabria, i nuovi si chiameranno Cie, ma non saranno come quelli già sperimentati. Si tratta, come detto, di una promessa e nulla di più: quello che, invece, è certo è il coro di no che ha accompagnato la proposta del ministro, ad iniziare da quello di Pietro Simonetti, responsabile della task force regionale sui migranti.

I Cie, infatti, lungi dal centrare l’obiettivo per il quale furono istituiti, cioè l’identificazione dei migranti e il rimpatrio di quelli irregolari, per converso sono stati fonte di svariati problemi. Dopo la sortita ministeriale, però, c’è stata una parziale retromarcia di Minniti, che si è speso per spiegare che i nuovi Cie non avranno nulla a che fare con quelli del passato perché avranno un’altra finalità. Par di capire, infatti, stavolta in questi centri verrebbero allocati solo i migranti che devono essere espulsi e non anche quelli semplicemente da accogliere. Sarà così? Si vedrà e si saprà molto presto: il 19 gennaio, infatti, è in programma la conferenza Stato-Regioni, nel corso della quale Minniti ha già preannunciato che proporrà strutture piccole e lavorerà perché siano rispettati i diritti umani, ricordando che le strutture di accoglienza di grandi dimensioni non vanno in questa direzione. Ma, tornando al dato regionale, l’ex (o futuro) Cie di Palazzo San Gervasio è stato addirittura definito la Guantanamo italiana. Al termine di una visita ispettiva effettuata nel 2011, una delegazione di parlamentari composta dai deputati del Pd Jean Leonard Touadì e Rosa Villecco Calipari e da Giuseppe Giulietti del Gruppo Misto, ebbe a chiedere la chiusura «del Cie temporaneo di Palazzo San Gervasio per le condizioni disumane in cui sono recluse 54 persone».

Lo stesso governatore lucano dell’epoca, l’attuale sottosegretario all’Istruzione, Vito De Filippo, definì la situazione del Cie di Palazzo insopportabile, denunciando l’estromissione della stessa Regione Basilicata. Insomma, una storia controversa alle spalle, quella del centro di Palazzo, che adesso potrebbe anche rivivere. A patto che vengano conclusi i lavori e che si comprenda bene cosa saranno questi nuovi strumenti di trattenimento dei migranti da espellere. La Basilicata, specie negli ultimi tempi, ha mostrato grande propensione ad accogliere migranti, ma sul tema del ritorno del Cie di Palazzo San Gervasio, forse, potrebbe esserci più di qualche disaccordo.

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