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Reddito di cittadinanza in Basilicata: ecco il termometro del disagio

 
Massimo Brancati

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Massimo Brancati

Reddito di cittadinanza, storia di Anna, tra card e lavoro nero

Nuove povertà e caro energia. in Lucania sono 26.470 i beneficiari, una platea in costante crescita

Giovedì 29 Settembre 2022, 12:34

POTENZA - In Basilicata il 27 per cento dei residenti è a rischio povertà o esclusione sociale. Di due punti percentuali in più rispetto al totale registrato in Italia. Sono numeri importanti che risultano ancora più eclatanti nelle regioni del Sud, particolare che spiegherebbe, secondo alcuni commentatori politici, la tenuta del M5S (partito che detiene la paternità della misura) nel Mezzogiorno alle scorse elezioni. A testimoniare la gravità della situazione ci sono i dati relativi al reddito di cittadinanza, introdotto dal primo governo Conte nel 2019, che oltre a presentare difficoltà di accesso sta mostrando limiti nella capacità di inserire efficacemente i percettori nel mondo del lavoro, come emerge dalla relazione del comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza. Sono numerosi i nuclei familiari che beneficiano di questo assegno che all'ultimo aggiornamento Inps relativo al giugno 2022 ammontava mediamente a 552,83 euro al mese per persona.

In Basilicata, secondo le ultime rilevazioni dell’Inps che risalgono al mese di agosto, sono 26.470 i beneficiari di almeno una mensilità di reddito di cittadinanza o pensione di cittadinanza, per un numero complessivo di 13.598 nuclei familiari. È un dato in costante crescita: solo nell’arco di un mese i percettori e le persone beneficiarie sono aumentati di qualche centinaio di unità. Rispetto al 2019 si registrano circa 2mila persone in più, mentre diminuiscono di poco meno di 2mila unità rispetto allo scorso anno. La media dell’importo mensile calcolato dall’Istituto di previdenza è di 507,69 euro. I più numerosi sono quanti percepiscono il reddito (25.612 per 12.491 nuclei) con una media di 530,53 euro rispetto alla pensione (1.254 per 1.107 nuclei) con una media di 277,04 euro. Dati e statistiche che arrivano a pochi giorni dal voto per le politiche e che, come dicevamo, spiegano il peso specifico del tema «reddito di cittadinanza» nella scelta dell’elettore lucano. In Basilicata, infatti, il M5S, pur perdendo un patrimonio di voti rispetto al 2018, risulta essere il primo partito, così come ha registrato buone performance in tutte le altre regioni del Mezzogiorno.

Ma torniamo ai dati. Numeri che testimoniano l’entità del disagio sociale, in costante crescita su tutto il territorio lucano. Nei primi otto mesi dell’anno i nuclei familiari richiedenti reddito di cittadinanza e pensione di cittadinanza sono 9.527 (5.996 residenti in provincia di Potenza e 3.531 in quella di Matera). Sempre nei primi otto mesi dell’anno 126 nuclei hanno ricevuto dall’Inps - in seguito a opportune verifiche - la notifica della revoca dal diritto e 1.752 nuclei sono «decaduti» dal diritto.

Dicevamo della crescita del disagio sociale. E, quindi, dell’ampiezza del bacino d’utenza del reddito di cittadinanza. Lo dimostra la «super» attività dei patronati per rilasciare l’Isee, da cui non si può prescindere per ottenere il beneficio. Patronati che lanciano segnali di sofferenza perché a livello di organico sono in apnea. Nel frattempo la misura contenuta nel Decreto Aiuti ter, di cui si attende pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, che prevede un indennizzo di 250 euro per ogni sede di patronato, nazionale, regionale e provinciale, non ristora minimamente il lavoro straordinario svolto dai patronati negli ultimi due anni. «Non si è neanche tenuto conto dei maggiori costi di funzionamento dovuti affrontare dai patronati per adeguarsi alle norme Covid»: è quanto sostiene il patronato Inac-Cia che attraverso le dichiarazioni del presidente, Alessandro Mastrocinque mostra il proprio scontento. «Prevedere 250 euro di aiuto per le sedi di patronato, escludendo quelle zonali, offende quasi il nostro impegno straordinario svolto in questi anni di emergenza. Noi abbiamo oltre 300 sedi nei comuni che non percepiranno un solo euro, a fronte di circa 280 mila euro spesi per adeguare, giustamente, tutti gli uffici alle norme Covid, per la sicurezza di operatori e cittadini, riceveremo, solo per le sedi centrali regionali e provinciali circa complessive 25 mila euro. Mentre per i Caf, nel Decreto si stanzia una misura giusta, congrua e commisurata di 15 milioni di euro, per tutto il sistema dei patronati non si arriva al mezzo milione di euro».

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