Sabato 06 Settembre 2025 | 12:03

La massoneria lucana è viva: 130 iscritti tra Gran Loggia d'Italia e Grande Oriente

 
Massimo Brancati

Reporter:

Massimo Brancati

Massoneria

Accanto a loro un mondo parallelo: un sottobosco di clandestini che potrebbe sconfinare in ambiti illegali

Giovedì 03 Marzo 2022, 11:33

POTENZA - C’è una Basilicata silenziosa, nell'ombra, che fino a qualche decennio fa avrebbe influenzato la vita della regione, soprattutto sul fronte economico e finanziario. Oggi lo scenario è profondamente cambiato e la Massoneria sembra aver perso le chiavi della stanza dei bottoni, saldamente nelle mani dei poteri economici.
Oggi la Libera Muratoria, come viene chiamata, è cambiata, assomiglia sempre più a un'associazione socio-culturale e si sovrappone, come finalità, ad altre organizzazioni come Rotary e Lions. Ne fanno parte imprenditori, medici, militari, amministratori pubblici, docenti universitari, bancari, dirigenti di enti e aziende, persone che tra un impegno di lavoro e l’altro si dedicano a riti di iniziazione, professano amore fraterno, carità e verità, vivono una vita parallela a quella familiare e lavorativa. In Basilicata sarebbero complessivamente 130 i massoni, con una prevalenza in provincia di Potenza, dove opera il Goi, il Grande Oriente d’Italia, mentre nel Materano (si veda articolo nella pagina accanto) c’è la Gran Loggia d’Italia (Gldi): si tratta di «muratori» (così si chiamano in gergo gli appartenenti a queste associazioni) ufficiali, i cui nomi sono riportati in liste «custodite» nelle Prefetture. Tutto regolare, perfettamente legale.
Accanto a loro, però, ci sarebbe un sottobosco di massoni clandestini che sfugge a qualsiasi statistica e che potrebbe sconfinare in ambiti illegali.


Il mondo in gran parte sconosciuto della Massoneria «parallela» suscita non poche perplessità: qualcuno parla di anti-Stato, finanche di gruppi dediti all’occultismo e al satanismo. Ma quello che ispira inchieste giudiziarie è soprattutto il rapporto che lega tra loro i massoni: tra gli iscritti esiste un giuramento di fedeltà che li porta ad aiutarsi l’un l’altro. È proprio questo, nell’immaginario collettivo, il nodo cruciale della questione massonica: è possibile che un pubblico ufficiale o un funzionario statale siano servitori dello Stato ma, contemporaneamente, prestino fedeltà ad un’istituzione non statale? Come si comporterà un funzionario quando si troverà a dover scegliere tra far prevalere il giuramento di fedeltà allo Stato e quello alla massoneria?


Intendiamoci, non c'è nulla di male ad essere iscritti ad una loggia massonica. La Massoneria si propone l'elevazione dello spirito degli iscritti e ha finalità non in contrasto con la legge. Ma nel giuramento massonico c’è l'impegno a considerare i «fratelli muratori», ad aiutarli e persino a mantenerli (in caso di bisogno). La cosa in sé non è illegittima. Ma cosa accade se in una causa penale il giudice e l'avvocato di una delle parti sono «fratelli massoni»? Oppure se l'imputato ed il pubblico ministero sono legati dal giuramento di reciproca amicizia e assistenza di una qualche obbedienza massonica? Tra i massoni lucani, come dicevamo, ci sono, tra gli altri, amministratori pubblici, rappresentanti del mondo bancario e imprenditori, una convivenza che, proprio sulla scia del giuramento massonico di reciproco aiuto, scatena sospetti su possibili intrecci tra politica e affari. Insomma, anche in Basilicata - scorrendo l’elenco dei massoni con le rispettive professioni - potrebbe esserci una potente lobby, teatro di scambio di favori e raccomandazioni tra persone potenti allo scopo di favorire in ogni modo i propri membri. Una sorta di società di mutuo soccorso, in cui una precisa scala gerarchica fa da collegamento tra la domanda e l’offerta di servigi, nell’ottica di uno scambio di favori.


Ma questo è uno scenario che appartiene più alla Massoneria «deviata». Quella riconosciuta, ufficiale, si affretta a precisare di voler soltanto operare per il miglioramento della società, con un approccio puramente culturale. E che la ritualità legata alle iniziazioni, all’ingresso di nuovi «fratelli» è soltanto un modo per mantenere saldo il legame con il passato, con la storia. Nulla a che vedere con atteggiamenti propri delle sette.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)