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Massimo Brancati
02 Dicembre 2020
È stato condannato dal tribunale di Potenza a 3 anni di reclusione, con interdizione perpetua di pubblici uffici, l’ex sindaco di Marsicovetere Sergio Claudio Cantiani, 58 anni. L’accusa è di concussione per una vicenda relativa all’aggiudicazione del servizio di raccolta rifiuti nel 2008. Cantiani, in sostanza, avrebbe imposto l’assunzione del fratello della sua segretaria all’allora gestore del servizio, Roberto Spina che, costituitosi parte civile nel procedimento, è stato assistito dalla sorella avvocato, Rossella. All’epoca dei fatti Cantiani era assessore comunale ai lavori pubblici, ma già si proiettava al ruolo di primo cittadino. E infatti nel 2009 fu eletto sindaco. L’accusa ritiene che «abbia abusato» della sua carica prima di assessore, poi di sindaco, «per costringere» il titolare dell’impresa ad assumere il fratello della sua segretaria e successivamente a non licenziarlo nonostante fosse un dipendente «inadempiente». In caso contrario, secondo quanto ricostruito dall’accusa, la ditta «non avrebbe continuato a gestire il servizio di raccolta dei rifiuti».
In questa vicenda inizialmente gli indagati erano nove. Oltre all’ex sindaco c’era l’allora comandante dei vigili urbani, Giovanni Vita, che avrebbe omesso di denunciare i dipendenti dell’impresa che smaltiva i rifiuti per interruzione di pubblico servizio, e sette dipendenti della ditta che per protesta contro il Comune si ammutinarono, lasciando i cassonetti pieni di immondizia. Per Vita il reato è caduto in prescrizione, mentre per i lavoratori, in corso di udienza preliminare, il giudice ha deciso il non luogo a procedere.
Cantiani è stato condannato anche al risarcimento nei confronti di Spina per un totale di 2.500 euro.
Alcuni testimoni dell’epoca riferirono di aver visto i vigili urbani effettuare videoriprese e fotografie per documentare il «blocco della raccolta dei rifiuti». Nessun rapporto però fu poi inoltrato all’autorità giudiziaria. Rimase chiuso in qualche cassetto? E perché? Stando a quanto riferito agli investigatori dai testimoni, da quando il dipendente - che secondo l’accusa, era stato caldeggiato dal sindaco - era stato licenziato, «il servizio di raccolta dei rifiuti veniva continuamente contestato dalla polizia municipale, asserendo problematiche di qualsiasi natura». Secondo l’accusa era un pretesto per costringere l’imprenditore a sottostare alla volontà del sindaco.
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