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03 Settembre 2018
di Antonella Inciso
Spicciolo più, spicciolo meno sul piatto ci sono 3 milioni e 200mila euro. È la cifra che la Regione ha chiesto indietro ai manager della sanità lucana in carica dal 2008 in poi. Soldi che sarebbero stati ottenuti applicando erroneamente la legge regionale 2006 sugli stipendi. Il caso era stato sollevato dai giudici della Corte dei Conti ed ora si è concretizzato in una delibera con cui il Dipartimento Sanità ha, ufficialmente, chiesto al personale interessato la restituzione delle somme indebitamente percepite.
In particolare, la richiesta è stata notificata, nei giorni scorsi, alle direzioni aziendali di Aziende sanitarie di Potenza e Matera, dell’ospedale «San Carlo» del capoluogo e dell’Istituto di ricovero e cura Crob di Rionero. Circa una cinquantina le persone che sono interessate dal provvedimento che riguarda non solo i direttori generali in carica dal 2008 in poi in tutte le Asp lucane (che erano cinque e negli anni sono diventate tre) ma anche i direttori sanitari ed i direttori amministrativi. Oltre ai componenti dei collegi sindacali delle diverse strutture. Varie a seconda dell’incarico le cifre da restituire che passano dai circa 10mila euro l’anno per tutti i componenti del collegio sindacale ai poco più di 22mila euro l’anno di vertici amministrativi e sanitari ai 30mila euro percepiti annualmente dai direttori generali.
Insomma, calcoli alla mano, quadruplicate per le strutture sanitarie interessate si tratta di circa 320mila euro l’anno mo. Somma che moltiplicata per i dieci anni su cui si spalma il provvedimento diventano 3 milioni e 200mila. Alla base del provvedimento della Regione la contestazione dei giudici della Corte dei Conti nella relazione di parifica al bilancio 2016. In particolare, secondo i giudici contabili, parte delle somme legate agli stipendi sono state percepite indebitamente applicando erroneamente una legge regionale del 2006. Di qui, la stretta ed il relativo provvedimento regionale che, naturalmente, potrà essere impugnato dai manager interessati ma che di fatto - se confermato - solleverà un caso a livello nazionale considerato che l’interpretazione della norma toccherebbe tutte le regioni italiane.
La Basilicata, dunque, rischia di fare scuola in questa materia (nonostante dal 2001 sia stato fissato un tetto massimo agli stipendi dei manager della sanità che arriva a poco più di 150mila euro) e di aprire un fronte ampio. Ma questo lo si capirà nelle prossime settimane. Ora, dopo il caso delle indennità delle guardie mediche, dopo la vicenda delle indennità dei medici del 118 la nuova scure sui conti tocca i manager delle aziende sanitarie lucane.
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