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Gabriele ucciso dalla montagna che amava

 
Rita Schena

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Rita Schena

Domenica 22 Gennaio 2017, 09:15

PENNE (PESCARA) - «Gabriele era di Penne e adorava la sua terra, le sue montagne, ogni volta che tornavo da Milano facevamo delle lunghissime passeggiate. E’ incredibile che propria la montagna lo abbia ucciso». Diego Carota era un grande amico di Gabriele D’Angelo, il cameriere di 31 anni morto nel disastro dell’hotel Rigopiano, dove lavorava «e ne era molto orgoglioso». D’Angelo era da lungo tempo un volontario della Croce Rossa Italiana (Cri), come Carota, suo coetaneo, «e se non fosse capitato a lui adesso sarebbe con noi a dare una mano qui, con l’altruismo oltre ogni limite che aveva. Sarebbe stato tra i primi a muoversi. Aveva avuto una benemerenza della Protezione civile per il volontariato dopo il terremoto dell’Aquila».
Gabriele secondo l’amico era conosciuto da tutti per la sua attività sociale, specie con gli anziani e i bambini.

«Ho ricevuto tantissimi messaggi di cordoglio - dice l’amico, commosso -, gli volevamo tutti molto bene».
«La nostra amicizia era nata tanti anni fa, io sono di un paese vicino a Penne - racconta Carota -. Abbiamo fatto il corso di formazione nella Croce Rossa che eravamo appena diciottenni. Era come un fratello, andavamo assieme nel reparto di geriatria dell’ospedale o organizzavamo feste anche per bambini diversamente abili. Sono stato responsabile del gruppo giovani della Cri di Penne per 4 anni, ma anche se lui non ha mai avuto incarichi, è grazie al suo lavoro da gregario che abbiamo raggiunto obiettivi impensabili».

Gabriele aveva avuto un’altra grande passione, l’esercito. «Era stato volontario in ferma breve - ricorda l’amico -, anche da soldato aveva servito lo Stato». Da un po' di tempo D’Angelo lavorava all’hotel Rigopiano ed era molto orgoglioso del suo posto da cameriere, non aveva lasciato il suo Gran Sasso e la sua Penne. Il suo superiore, il capo cameriere del ristorante del resort a quattro stelle, Alessandro Giancaterino, è morto con lui e come lui è stato identificato ufficialmente solo ieri. Tra gli operatori e i volontari della Croce Rossa presenti in gran numero a Penne e nel teatro delle operazioni post terremoto e valanga si sono visti dolore e commozione, specie tra i ragazzi amici di Gabriele D’Angelo. «Se non avesse lavorato in quell'hotel e non fosse morto - si rammarica Diego Carota -, sarebbe stato tra i primi a voler intervenire». (dell’inviato Luca Laviola, ANSA) 

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