La permacultura è un metodo di coltivazione che, sulla base di principi e strategie ecologiche, permette di progettare insediamenti agricoli simili agli ecosistemi naturali e quindi è in grado di mantenersi autonomamente e di rinnovarsi con un basso impiego di energia. Nata come modello verso la fine degli anni ‘70 in Australia è basata su una serie di sistemi etici ed agronomici che coinvolgono la cura della terra, delle persone e la ridistribuzione del surplus. Non quindi un semplice sistema agricolo ma che comprende anche architettura, ingegneria, biologia, selvicoltura, e zootecnia.
Il metodo è stato strutturato da Bill Mollison e David Holmgren che cominciarono a sviluppare un quadro di riferimento per un sistema agricolo sostenibile, incentrandolo su una policoltura a base di specie arboree perenni, arbusti, specie erbacee, funghi e sistemi radicali. Oltre a questo il modello si poneva come obiettivo il progettare insediamenti umani in modo da ridurre il lavoro necessario per mantenerli, la produzione di scarti e l'inquinamento e, contemporaneamente, preservare o incrementare naturalmente la fertilità dei terreni e la biodiversità del sistema.
Il termine «permacultura» in realtà è un errore lessicale poiché deriva dall'inglese «permaculture», una contrazione di «permanent agriculture» che in italiano è tradotto come «agricoltura permanente». L’errore non è mai stato corretto ed è rimasto nella traduzione italiana, anche se i termini «coltura» e «cultura» hanno significati diversi.
Tra gli scritti di Bill Mollison, quella che è ritenuta una sorta di bibbia è «Permaculture, a designer's manual» del 1988 e che ora Ignazio Schettini ed i suoi collaboratori stanno traducendo. Un lavoro che Bill Mollison non potrà vedere: è morto lo scorso 24 settembre.