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Le ferree regole del Cio: Roma o nessun'altra

 

Martedì 13 Settembre 2016, 12:46

13:59

Emiliano lancia la boutade, o la provocazione se preferite: famole strane, famole tra Napoli e Bari. Peccato che non si possa fare, nel modo più assoluto. Le Olimpiadi del 2024, se Roma - come pare - si tirerà indietro per bocca della sindachessa 5 Stelle Virginia Raggi, saranno una questione a tre fra Parigi (che stravincerà), Los Angeles e Budapest. Sono i dossier di queste quattro città - e solo di queste quattro ormai - che andranno a giocarsi il ricchissimo piatto olimpico. Se l’Italia dovesse mai avere una nuova chance in futuro - ma il Cio certe cose se le lega al dito - se ne parlerà (senza speranze) per l’edizione 2028, dove però l’Europa sarà di fatto esclusa dalla finale per l’ormai arcinoto criterio dell’alternanza continentale.

Per buon peso, mai - sottolineato: mai - nessuno ha presentato una candidatura congiunta, esclusa dalla Carta Olimpica, che non è esattamente carta straccia. Basta digitare la voce «candidature olimpiche» su internet e wikipedia recita testualmente: «Dal 1999 la scelta della città olimpica, ha una sua procedura scritta nella Carta Olimpica, e consiste in due fasi: nella prima, le applicant cities, dopo aver ottenuto il sostegno dal proprio Comitato olimpico nazionale, devono rispondere a un questionario del Cio (il Comitato olimpico internazionale) riguardante vari aspetti della candidatura. Un volta avute tutte le risposte, il Cio redige una short-list delle città coi migliori risultati, ammesse alla seconda fase. Solo esse possono fregiarsi del titolo di città candidata; nella seconda, le città candidate rispondono a un secondo questionario, più ampio del primo, che viene poi valutato da un’apposita commissione creata ad hoc dal Cio. Essa poi effettua in tali città (per il 2024 appunto Roma, Parigi, Budapest e Los Angeles) un’ispezione, i cui risultati sono comunicati un mese prima della scelta. Durante un’apposita sessione annuale del Cio, i membri votano la città che ospiterà le Olimpiadi...».
Persino il sindaco di Milano, ieri ha puntualizzato: «Nel 2024 è impossibile tecnicamente», ha detto Giuseppe Sala. «Per il 2024 non esiste la possibilità. Il Cio non lo permetterebbe. Ora bisogna capire cosa succede senza Roma. La candidata più naturale diventa Parigi. Quindi vuol dire che quelle del 2028 non saranno in Europa e che se mai Milano si candidasse, rischia di candidarsi per il 2032. Ha senso? Sì, magari certamente sì, ma ha anche senso non parlarne adesso». Un epitaffio, praticamente, considerando l’appeal pari a zero della capitale morale del Paese nel resto del mondo (Roma o Parigi, nel 2024, perché al Cio serve un’edizione d’impatto per rifarsi la faccia dopo scandali e Giochi senza fascino).
Per questo è il caso di parlare di boutade: le Olimpiadi sono una cosa seria, serissima, e ciarlarne a vanvera è solo il modo migliore per fare la figura di quelli che parlano di cose delle quali non sanno alcunché.
Quanto costa una candidatura? Buona domanda: ​il ​solo ​d​ossier​ (rigorosissimo in termini di impegno formale del Governo, costi, impianti, hospitality, sostenibilità ambientale ed economica, trasporti, comunicazioni, sicurezza e via dicendo) redatto da un apposito comitato (almeno una ventina di persone, che lavorano solo a questo per un paio d’anni) non costa meno di quindici-venti milioni di euro, che devono arrivare sostanzialmente da sponsor privati (ce lo vedete qualcuno a mettere un fiume di denaro per la candidatura olimpica di Bari?).
Quanto alle scelte operative sul territorio (impianti, strade, treni, metropolitane, accoglienza atleti e turisti), vanno sostenute da un’ampia e certificata relazione sulla loro destinazione d’uso successiva all’evento, e spettano alle amministrazioni locali, previo imprimatur ministeriale.
Insomma, intorno ad una candidatura olimpica gira qualche miliardo di euro (miliardo sottolineato): una cosa molto, troppo seria per pretendere di parlarne tra una panzerottata, l’inaugurazione di un ponte di periferia e di una fiera ormai malinconicamente dépassé.

Francesco Costantini
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