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Alla Puglia il ruolo di raccordo con il Nord Africa e l'Oriente

Alla Puglia il ruolo di raccordo con il Nord Africa e l'Oriente

 
Alla Puglia il ruolo di raccordo con il Nord Africa e l'Oriente

Mercoledì 27 Aprile 2016, 10:43

FEDERICO PIRRO *

Nel sottolineare ancora una volta la costante attenzione operativa del Ministro Graziano Delrio per le problematiche trasportistiche della Puglia - dall’inaugurazione della Piattaforma logistica nel porto di Taranto il 2 dicembre dello scorso anno al provvidenziale commissariamento delle Ferrovie del Sud-Est - è opportuno evidenziare l’importanza del 1° Forum nazionale sulla portualità e la logistica, organizzato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che si tiene quest’oggi al Terminal crociere di Bari. E non a caso, aggiungiamo, questo evento di livello nazionale si svolge nel capoluogo di una grande regione mediterranea che con il suo intero sistema infrastrutturale (porti, aeroporti, interporti, piattaforme logistiche, linee e nodi ferroviari, sistemi stradali) dovrà qualificarsi sempre di più come uno dei grandi raccordi strategici fra le economie del Nord Africa e del Medio ed Estremo Oriente e l’apparato produttivo europeo. Il Ministro oggi illustrerà in particolare lo stato di avanzamento degli interventi sistemici di vasto respiro in materia di portualità, che sono parte di una più ampia strategia in materia di infrastrutture di trasporto e logistica portata innanzi sin dall’avvio del suo nuovo incarico alla guida del Dicastero.

Infatti dopo le opere strategiche indicate nel DEF 2015, dall’estate scorsa il Ministero ha varato: a) il PSNPL-Piano strategico nazionale della portualità e della logistica che ha avviato il riordino (finalmente) del sistema delle Autorità portuali, così come era stato definito dalla vecchia legge 84/94, riducendone il numero e riqualificandone la governance, e soprattutto varando nuove procedure amministrative per l’operatività negli scali marittimi; b) il Piano dell’intermodalità discusso con gli stakeholder interessati, anche per definire le modalità di utilizzo delle risorse destinate al ferrobonus (30 milioni all’anno dal 2016 al 2018) e al marebonus (45,4 milioni nel 2016, 44,1 nel 2017 e 48,9 nel 2018) stanziate nella Legge di stabilità 2016 per spostare traffico merci dalla strada alle rotaie e sulle navi.

E dopo il corposo Allegato in materia di «strategie per le infrastrutture di trasporto e logistica» al DEF 2016, è imminente l’attesissima pubblicazione delle nuove Linee strategiche per la politica del settore che consentiranno di aggiornare il Piano nazionale dei trasporti, fermo ormai al lontano 2001, quando - giusto per dare un’idea - non era ancora entrato in circolazione l’euro. Tutti documenti di programmazione strategica, quelli appena ricordati, che insieme a nuovi e più avanzati livelli di analisi del sistema produttivo italiano e delle infrastrutture ad esso realmente necessarie - il concetto cardine d’ora in poi per realizzarle sarà una loro effettiva e comprovata utilità - ha innescato profondi processi di riassetto istituzionale, cui si sono accompagnati, fra gli altri: 1) precisi interventi del Ministro per ridefinire alcuni punti nodali del contratto di programma vigente fra Stato ed FS, con particolare attenzione al trasporto pubblico locale, favorendo i nodi urbani e i servizi ai pendolari; 2) la definizione in sede comunitaria del nuovo PON Infrastrutture e Reti 2014-2020 che prevede fra l’altro in cinque regioni del Mezzogiorno la costituzione di Ali-Aree logistiche integrate; 3) la vigilanza, per quanto di competenza, su tutte le stazioni appaltanti per accelerare i rispettivi lavori in corso per nuovi stati di avanzamento o una loro più rapida conclusione, come è accaduto per la Variante di Valico giustamente enfatizzata dal presidente Renzi e come sta avvenendo sulla Salerno-Reggio Calabria.

Altro punto all’attivo dell’attuale gestione ministeriale è stato il nuovo Codice degli appalti, atteso anch’esso da anni. Ma tutto l’intenso lavoro di elaborazione programmatica - fondata, è bene saperlo, su criteri molto più rigorosi e selettivi del passato per la definizione degli obiettivi infrastrutturali da raggiungere e soprattutto delle risorse con cui perseguirli - si è svolto nel contesto di una molteplicità di eventi avvenuti fra l’altro in alcuni porti italiani che hanno tratto impulso proprio dall’intenso lavoro avviato dal Ministero. Ci si riferisce al già ricordato completamento della nuova Piattaforma logistica e ai lavori sul molo polisettoriale nel porto di Taranto, all’avvio della costruzione del nuovo terminal container in quello di Trieste, ad un più esteso raccordo ferroviario nel porto di Livorno - ove partirà a breve il grande Progetto Europa - al ripristino della bretella ferroviaria fra lo scalo marittimo di Napoli e l’Interporto di Marcianise.

Abbiamo evidenziato in precedenza come l’intero sistema infrastrutturale pugliese sia chiamato nei prossimi anni ad una sfida molto impegnativa - pena la drastica emarginazione della Puglia dalle grandi correnti di traffico in corso o prevedibili - che dovrà vedere la nostra regione protagonista nell’assicurare tutti i raccordi più funzionali possibili fra le economie del Mediterraneo centro-orientale e del Medio ed Estremo Oriente, e il Nord Europa lungo i corridoi Ten-T.

Sotto questo profilo, si rende assolutamente necessario e urgente il miglioramento dei collegamenti del porto di Bari - ed anche di quelli di Monopoli, Barletta e Manfredonia che faranno capo all’Autorità di sistema portuale di Bari - con il sistema stradale e ferroviario che sale da Taranto e Brindisi verso il Nord Italia e l’Europa: pertanto, e solo per citare un esempio, la ‘camionale’ che dovrebbe collegare lo scalo barese con la zona industriale e l’Interporto - che a sua volta sta lavorando in proficua sinergia operativa con lo Scalo Ferruccio delle RFI - deve passare da un semplice studio di fattibilità ad un progetto definitivo da cantierizzare il più presto possibile, impegnando le risorse necessarie nei fondi comunitari 2014-2020, o reperendole nel Fondo Sviluppo e Coesione. Inoltre, il porto di Brindisi ha urgente bisogno di completare il suo collegamento, già però avviato a cantiere, con la ferrovia, e lo stesso dicasi per lo scalo di Manfredonia, da raccordare con il nodo ferroviario di Foggia e da rilanciare dopo la paralisi di gran parte delle sue movimentazioni, connessa alla pesante e tuttora irrisolta crisi della Sangalli. E’ urgente altresì completare i lavori in corso sulla statale 96, perché è fin troppo noto agli osservatori più attenti che le zone interne della Puglia presentano ormai da anni un panorama di imprese agricole, manifatturiere e turistiche di crescente rilievo e dinamismo che ha bisogno di collegamenti rapidi con i mercati del Nord e i flussi turistici che vi provengono.

Un’ultima considerazione vorremmo esprimere, stimolati dalla visita di oggi a Bari del Ministro Delrio, e riguarda la necessità che sia il vasto ed articolato sistema delle PMI operanti nella regione a ‘forzare’ sempre di più i propri flussi import-export, utilizzando al meglio le grandi infrastrutture già esistenti, e dimostrando in tal modo non solo la capacità di stabilire proficue relazioni con i mercati esteri, ma anche la reale utilità delle varie opere infrastrutturali che si stanno realizzando o completando. Se questo purtroppo non accadesse, non solo le relazioni commerciali delle nostre PMI resterebbero asfittiche, ma si renderebbe sempre più difficile giustificare la costruzione di nuove infrastrutture, o il completamento di quelle esistenti, cui non corrisponderebbe poi un uso effettivo e il più possibile massiccio da parte dell’utenza. E’ bene sapere infatti che le risorse per realizzare infrastrutture ‘a prescindere’ e cioè in logiche puramente edilizie – e spesso rivendicate acriticamente da certo Meridionalismo - sono ormai decisamente scarse e finiranno inevitabilmente con l’essere concentrate per costruire o migliorare infrastrutture là dove ne esiste una conclamata e documentata esigenza o una già rilevante fruizione.

* Università di Bari

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