Sabato 06 Settembre 2025 | 23:31

Centro oli paralizzato: a rischio 2mila posti

 
Pino Perciante

Reporter:

Pino Perciante

Domenica 03 Aprile 2016, 09:31

di PINO PERCIANTE

VIGGIANO - La produzione di petrolio nel centro oli di Viggiano è ancora sospesa dopo la bufera giudiziaria che ha portato agli arresti domiciliari cinque dipendenti Eni. In pericolo ci sono oltre 2.000 posti di lavoro tra diretti e quelli dell’ indotto. In particolare, il rischio è che se lo stop dovesse prolungarsi si possano causare esuberi di personale e problemi di sicurezza degli impianti. «L’Eni ha già presentato istanza per chiedere il dissequestro delle parti dell’impianto a cui sono stati apposti i sigilli – spiega Angelo Summa segretario generale della Cgil –. Noi chiediamo che lo stabilimento riprenda subito l’attività assicurando il più completo rispetto della salute e dell’ambiente. Certo, sono emerse responsabilità che ora i magistrati valuteranno singolarmente, ma l’attività va ripresa. In sicurezza, ma va ripresa».

Per la Cgil l’unico sviluppo possibile è quello che tutela occupazione e ambiente: «Bisogna far convivere produzione con sicurezza ambientale – continuano Summa ed Emanuele de Nicola, quest’ultimo della Fiom -. Occorre che gli impianti siano resi più moderni e soprattutto bisogna garantire la terzietà del meccanismo di controllo. Lo diciamo da sempre e oggi ne abbiamo l’ennesima riprova. Auspichiamo che Eni abbia il coraggio di fare pulizia al suo interno cacciando le mele marce perché le colpe di altri non devono ricadere sui lavoratori. Non sono certo loro responsabili delle omissioni di cui si parla nelle carte dell’inchiesta. Ma soprattutto aspettiamo che l’Arpab dica una volta per tutte se è in grado o meno di assicurare i controlli, e che la Regione si costituisca parte civile a tutela dell’interesse collettivo, gravemente leso dagli accadimenti emersi».

Nino Falotico, segretario generale della Cisl, esprime profonda preoccupazione: «Già prima dei fatti giudiziari di questi giorni– sottolinea il sindacalista - c’era stata una riduzione delle attività per effetto del calo del prezzo del barile. Come suol dirsi, sul cotto l’acqua bollita. Siamo profondamente rispettosi del ruolo della magistratura, la quale ha evidenziato delle irregolarità che senza alcuna indulgenza bisognerà approfondire. E guarderemo con attenzione alle indicazioni che emergeranno dall’inchiesta, ma allo stesso tempo auspichiamo che la magistratura agisca rapidamente, come già avvenuto in altri casi, vedi Sider Potenza, tenendo le strutture bloccate per il tempo strettamente necessario agli approfondimenti giudiziari. Questo perché ancora una volta i lavoratori e le loro famiglie rischiano di pagare dure conseguenze». Anche Falotico chiede che i controlli siano più rigidi: «Controllore e controllato non possono essere la stessa persona».

Carmine Vaccaro segretario generale della Uil invoca il recupero del senso etico «soprattutto quando si tratta di materie così delicate che hanno un impatto sia sull’ambiente che sui cittadini. Quindi si volti pagina e si riprenda subito l’attività nel centro oli perché migliaia di lavoratori non possono stare a spasso. Bisogna ristabilire un equilibrio sul difficile piano inclinato sul quale il petrolio ha sempre vissuto negli ultimi 25 anni in Basilicata». I lavoratori, dal canto loro, si dicono doppiamente preoccupati, prima di tutto per la loro salute «visto che nelle carte dell’inchiesta si parla di omissioni», e poi per l’occupazione. Ma non sembrano sorpresi: «La manutenzione preventiva, vale a dire quella che evita il verificarsi di guasti, è diminuita e i cattivi odori sono aumentati, mentre prima non era così».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)