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Trasparenza etichetta è valore aggiunto

 
Franco Giuliano

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Franco Giuliano

Mercoledì 23 Marzo 2016, 11:26

BARI - «In un momento difficile per l'economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza», ha spiegato da Bari, dove si sta tenendo una manifestazione con oltre 4.000 agricoltori, il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, sottolineando che «l'obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare ha portato all’approvazione della legge n.204 del 3 agosto 2004 grazie alla quale è diventato obbligatorio indicare in etichetta la provenienza del latte fresco e quella della passata di pomodoro in Italia».


Da allora molti risultati sono stati ottenuti anche in Europa ma - continua la Coldiretti - l’etichetta resta anonima per quasi la metà della spesa, dai formaggi ai salumi, dai succhi di frutta, dalla pasta al latte a lunga conservazione, dal concentrato di pomodoro ai sughi pronti fino alla carne di coniglio. A livello comunitario il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca.

Dal primo gennaio 2004 c'è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto. L’Italia sotto il pressing della Coldiretti ha fatto scattare il 7 giugno 2005 l'obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy per effetto dell’influenza aviaria mentre a partire dal 1° gennaio 2008 l'obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

Secondo la consultazione pubblica on line del Ministero che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf dal novembre 2014 a marzo 2015 l’89 per cento dei consumatori ritiene che la mancanza di etichettatura di origine possa essere ingannevole per i prodotti lattiero caseari, l’87% per le carni trasformate, l’83% per la frutta e verdura trasformata, l’81% per la pasta e il 78% per il latte a lunga conservazione.

La situazione di crisi - secondo la Coldiretti - sta assumendo toni drammatici per gli allevamenti italiani con le quotazioni per i maiali nazionali destinati ai circuiti a denominazione di origine (Dop) che sono scesi al di sotto della linea di 1,20 centesimi al chilo che non coprono neanche i costi della razione alimentare per non parlare del prezzo del latte che – conclude la Confederazione agricola - con il venir meno degli accordi rischia ora di essere in balia delle inique offerte dell’industria.

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