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Pd Puglia: Premier non parlava caso Bisceglie

 
Franco Giuliano

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Franco Giuliano

Domenica 21 Febbraio 2016, 18:23

19:35

I componenti del comitato per il tesseramento del Pd Puglia, Domenico De Santis, Ruggiero Mennea e Ernesto Abaterusso, «escludono» che il segretario nazionale del Pd, il premier Matteo Renzi, «si riferisse al circolo Pd di Bisceglie» quando oggi, dall’assemblea nazionale del Partito a Roma, ha detto che «non è possibile si iscrivano in blocco al Pd 400 persone con una carta di credito: non è giusto, non è lecito, non è legittimo».

Il circolo Pd di Bisceglie è da molti giorni al centro delle polemiche per la richiesta di tesseramento online di circa 400 persone tra cui il sindaco di Bisceglie, Francesco Spina, e tutta la sua maggioranza di centrodestra per un totale di 22 aspiranti democratici. Delle circa 400 richieste ne sono state accolte 200, mentre sull'ingresso di Spina e della sua amministrazione comunale, è stato raggiunto un accordo politico tra il primo cittadino e il segretario uscente del Pd e presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che ora dovrà essere ratificato dalla direzione del Pd pugliese.


Quanto alle affermazioni di Renzi, gli esponenti del comitato per il tesseramento pugliese spiegano che «se mai si fosse verificata in Italia una cosa del genere» il segretario «avrebbe ragione», ma «escludiamo» si riferisse «a Bisceglie perchè tutti i dati sul tesseramento di Bisceglie sono stati controllati uno ad uno dalla commissione per il tesseramento della quale facciamo parte, e dalla commissione di garanzia provinciale. Subito dopo i relativi verbali sono stati consegnati a Lorenzo Guerini, che sa bene che non si è verificata alcuna irregolarità».

«Renzi - ribadiscono De Santis, Mennea e Abaterusso - ha fatto un esempio teorico, non concreto. I dirigenti e i rappresentanti istituzionali del partito regionale pugliese ad ogni livello, evitino di diffondere dati e notizie in modo generico e temerario, che procurano solo danni all’immagine del partito e soprattutto a chi le diffonde incautamente». «Esistono gli organi preposti per questo e delle regole scritte - concludono - a nessuno è consentito di sostituirsi ad essi»

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