Lo champagne era in frigo da tempo, oseremmo dire da Natale. Ma, per quei sottili meccanismi che hanno fatto del calcio il giocattolo più bello del mondo, il Lecce può lasciarsi andare all’urlo liberatorio solo all’ultimo giro di lancette, sotto lo striscione d’arrivo, evitando così la coda dei playoff che sarebbero stati una iattura, una punizione troppo severa per quanto seminato dai giallorossi nell’arco della stagione. Promozione strameritata, dunque, campionato dominato dall’alto di una superiorità netta, indiscutibile, addirittura schiacciante quando la squadra, a metà febbraio, si è isolata in testa alla classifica lanciando segnali inequivocabili ai naviganti.
E' la festa del Salento, ma non solo. Perché, al di là dei comprensibili campanilismi che animano (e a volte turbano) le tifoserie, è tutta la Puglia a sentirsi orgogliosa di poter ripresentare dopo molti anni due squadre ai nastri di partenza della serie A. Ed è un traguardo importante, prestigioso, ricco di significati in quanto si materializza nel momento in cui il calcio sta per scavare un solco profondo con il passato attraverso quei diritti televisivi destinati a segnare una linea di demarcazione fra A e B che svuoterà di significato e ridimensionerà di brutto il calcio cadetto.
Lecce è riuscita a farcela giusto in tempo per non sentirsi emarginata e ora rivendica un posto stabile in una categoria che l’ha vista protagonista altalenante nell’ultimo decennio. Semeraro, dall’alto della sua esperienza, spera stavolta di bloccare una volta per tutte l’ascensore. Il banchiere che ha il grande merito di avere mantenuto squadra e città ai massimi livelli ha l’arduo compito di trasmettere sicurezza e tranquillità attraverso progettualità e qualità. L’esperienza e i mezzi non gli mancano. Ha rischiato grosso quando un anno fa decise di fare di De Canio il capostipite di una nuova specie, il Ferguson del Salento: i fatti per il momento testimoniano che non fu un azzardo. Anche se la «giungla» della A, a nostro avviso, consiglierebbe mezzi adeguati e, forse, ruoli più tradizionali.