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Tesori fragili di Puglia
Marisa Ingrosso
12 Gennaio 2021
«La buona notizia è che ci sono i soldi, ma qui c’è rischio di crolli. La mia preoccupazione è che ci sia un crollo in questo momento. Ci sono alcune pareti del Castello che sono pericolose. In questo periodo di pioggia c’è il serio rischio di possibile caduta di massi. Infatti, ho chiesto alla Soprintendenza di metterlo in sicurezza, nelle more che si facciano tutti gli interventi». Vito Parisi, è il sindaco di Ginosa, la Matera di Puglia, un centro che sembra fatto di pizzo di pietra, per quanto è delicato. E il simbolo assoluto di Ginosa è proprio il suo Maniero che, con tre torri merlate, svetta al centro dello stemma cittadino. Architetto, eletto nelle fila del Movimento 5 Stelle, conosce bene quanto sia fragile il suo territorio. Come si ricorderà, il 7 ottobre del 2013, qui un violento nubifragio, con il conseguente fiume di fango e detriti, uccise quattro persone. Il 21 gennaio del 2014 un altro fortunale artigliò via Matrice distruggendo il costone della storica e bellissima strada.
Sindaco, quali parti del Castello stanno venendo giù? «Ci sono alcuni versanti - spiega Parisi - Per farle capire, la parte che compare guardando il ponte, sulla destra. È il lato destro. C’è rischio di caduta massi».
Ad avere onere e onore di gestire gli interventi di salvataggio del Castello è l’architetto Maria Franchini, nominata Responsabile unico del procedimento (Rup), che spiega: «C’è un intervento in corso con fondi Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (ex legge 232, norma che ha voluto finanziare una serie di interventi per la verifica di vulnerabilità sismica di beni di proprietà pubblica) e il Castello è stato finanziato con 750mila euro in tutto. Però è necessario acquisire una conoscenza approfondita, prima di fare gli interventi.
Quindi, si cerca di mettere a sistema ciò che è stato fatto, sennò gli interventi risultano un po’ episodici. Poi, subito dopo, il Castello è stato finanziato con fondi Ue per 4 milioni (delibera Cipe 73 del 2019; ndr). Con il primo intervento, faremo conoscenza e prime opere per il consolidamento, per risolvere i problemi di degrado. Dopodiché, con i fondi Ue, con 4 milioni, restaureremo quasi l’intero Castello, non tutto perché è molto vasto e complesso. Ma sempre a valle di una conoscenza approfondita, innanzitutto del sottosuolo. Parliamo di beni che richiedono tutte le cure, non si può pensare di fare interventi sporadici. Ecco perché è necessaria la conoscenza, attraverso una campagna diagnostica a tappeto». «Questo Castello e quello di Lucera - termina la Rup che, come riportato ieri, nella prima puntata di questa inchiesta, ha responsabilità anche sulla Fortezza di Lucera - mi sono veramente a cuore, sono importantissimi per la nostra regione e sono due grossi complessi edilizi. Quello di Lucera è più conosciuto, quello di Ginosa lo è di meno ed è in una zona molto delicata, dove ci sono crolli continui». Come nel caso di Lucera, la Rup Franchini prevede di avere tempi spediti anche per il Castello di Ginosa.
«La notizia positiva - dice il sindaco Vito Parisi - è che ci sono i soldi. Però bisogna accelerare il più possibile. E ringrazio La Gazzetta del Mezzogiorno per l’interessamento al nostro territorio. Perché il mio obiettivo è sempre stato quello di avere l'attenzione giusta. Le faccio un esempio. Tendenzialmente, le amministrazioni, quando si apre la possibilità di gestire dei soldi, tendono ad avocare a sé la gestione. Ecco, per noi, invece, è un ottimo segnale che gestisca tutto la Soprintendenza. Per me è significativo, perché è indicativo del fatto che ci sia attenzione».
«Stesso discorso - continua Parisi - per quanto riguarda il Consiglio nazionale delle ricerche, per le cavità, e l’Autorità di Bacino, per il dissesto idrogeologico».
«Noi - s’infervora il primo cittadino - siamo molto simili a Matera, come conformazione. Solo che per noi non c'era molta attenzione. Ecco perché, quando c’è una delibera Cipe su Ginosa è un segnale molto importante. Ci rendiamo conto? A Matera, a venti chilometri da qui, c’era una pioggia di milioni, mentre da noi c’era il Castello, stemma gentilizio, che stava crollando».
Ma ora pare che soldi e attenzione siano arrivati, no?
«Sì. Il finanziamento del Castello normanno, i 750mila euro e quello da 4 milioni - ricostruisce il sindaco - nascono dopo un protocollo con Soprintendenza e Politecnico di Bari. Una maniera per salvaguardare il Castello, stemma gentilizio del Comune, che era in condizioni di degrado. Poi hanno molto influito il crollo e le alluvioni del centro storico. Ora la gente è stata allontanata da lì, dal 2014 è inibito l’accesso al Castello, da quando ci fu il crollo di via Matrice. Oggi, grazie al lavoro di questi anni, abbiamo interventi sul centro storico. Abbiamo ricostruito via Matrice e, tra qualche settimana, sarà possibile percorrerla. Un fatto più che simbolico, perché era un tratto di strada principale del centro storico, crollato su se stesso. Ma il Castello è l’intervento più importante ed è gestito direttamente dal Ministero».
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