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Enrica Simonetti
01 Dicembre 2020
La scrittura viaggia tra due mari. Incrocia i venti, dialoga tra le università, i teatri, le pagine. Sì, perché il risultato del viaggio è un itinerario fatto di libri e studi che sta tra la Puglia e l'altra sponda dell'Adriatico, tra Bari e la Magna Grecia, tra noi e tutto il mondo senza confini che si apre al di qua e al di là del mare.
Nell’ambito del Progetto Interreg 2014-2020 Polysemi, un universo di studi e di esperienze si è affacciato in Puglia e dalla Puglia ha viaggiato verso altri mari. L'obiettivo è la creazione di un «Parco dei viaggi letterari in Grecia e Magna Grecia». I convegni tenuti a Bari e Taranto, i volumi che raccontano il fiume delle relazioni e delle ricerche messe a confronto, sono alcune delle tappe lanciate dall’Università di Bari «Aldo Moro» in un progetto di ampio respiro, che in questi anni ha coinvolto tante professionalità, permettendo incontri tra studiosi, studenti e persino una «prova» reale sui palcoscenici teatrali, nel segno della multidisciplinarietà e del contatto tra partner diversi.
I componenti del Comitato scientifico, dal rettore Stefano Bronzini a Giulia Dell'Aquila, da Pasquale Guaragnella a Giovanna Scianatico e Franco Vitelli, hanno raggiunto l'obiettivo del viaggio di carta: i volumi con gli Atti dei convegni e la Collana di Studi di Letteratura odeporica di area adriatico-jonica sono ormai una realtà. Gli ultimi nati, dalla casa editrice Cacucci, sono gli Itinerari letterari tra Puglia e Grecia di Amalia Federico e le Scritture tra due mari di Rita Nicolì.
Da tempo il Dipartimento di Lettere Lingue Arti, Italianistica e Culture comparate dell'Università di Bari (Lelia) porta avanti questo filone di studi: l'esperienza del Cisva e tutta la riflessione sulla letteratura di viaggio sono esempi di come il filone si sia sviluppato da Bari, dalle coste adriatiche verso quel mondo di scritture del passato, di viaggi letterari che ancora oggi contribuiscono a spiegare la nostra identità, il nostro percorso.
Cosa lega Itaca allo sguardo sul nostro patrimonio rupestre pugliese? Come si tessono le emozioni di Mario Praz in volo su un elicottero insieme a Folco Quilici, negli anni Settanta, ancor prima che Cesare Brandi scrivesse e pellegrinasse nelle «Puglie» cementificate? E ancora, le vie per l'Arcadia, quel ponte di civiltà e di umanità che lega Bari a Corfù; o gli scritti di Pasolini su Bari, città di luce, nel biancore della città vecchia, dove nel '64 era affascinato dai «formicolanti meriggi». Tutto questo è nei libri di un progetto che fa parlare di sé e che rende la scrittura tra i due mari una esperi enza di viaggio unica, ancora più forte in questi periodi in cui si viaggia meno e – speriamo – si legge di più.
Polysemi ha compreso anche esperienze teatrali e artistiche. Una mostra all'ex Palaposte di Bari, di Giulia Napoleone; i laboratori teatrali che l’Università degli Studi di Bari, come Lead Beneficiary, ha promosso insieme alla Compagnia del Sole sempre sul tema del viaggio come moto verso la conoscenza, come fuga o come strappo dalla terra d’origine. Dal Decameron di Boccaccio a Le Due Bari di Pasolini, con il lavoro di Patrizia Labianca e Loris Leoci e con il coordinamento di Marinella Anaclerio. E poi le Cartoline dalla Puglia, al TaTÀ di Taranto, con una serie di workshop teatrali affidati alla conduzione della cooperativa teatrale Crest (Sandra Novellino, Giuseppe Marzio e Delia De Marco), tra le suggestive descrizioni paesaggistiche di Janet Ross, scrittrice e giornalista inglese di metà Ottocento che in Puglia trovò un mondo che non pensava potesse esistere, innamorandosene. O, di seguito, il lavoro di Giovanni Guarino e Nicoletta D’Ignazio, sui testi di Alessandro Leogrande, viaggio tra periferie e centri, in un universo con troppi muri. Il viaggio della scrittura continua e per fortuna esiste... visto quanto è capace di abbattere, almeno idealmente, i muri.
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