ROMA - Tredici lunghi giorni di silenzio ed oggi un video di forte impatto emotivo nel quale messaggi politici si intrecciano ad umane richieste d'aiuto rivolte esclusivamente al suo compagno di sempre, Pier Scolari, chiamato così a svolgere un ruolo sempre più attivo nella vicenda. Questa mattina il rapimento della giornalista Giuliana Sgrena è tornato in primissimo piano nell'attualità politica italiana attraverso un messaggio video drammatico che è ora al vaglio della politica e dell'intelligence.
«Dovete porre fine all'occupazione, è l'unico modo per uscire da questa situazione» e il Governo italiano deve «ritirare le truppe: questo è stato il cuore politico del messaggio della giornalista del Manifesto lanciato più volte parlando prima in francese e poi in italiano proprio nella giornata in cui il Senato ha approvato il rifinanziamento della missione militare italiana in Iraq.
Un video shock con un appello chiaro, rafforzato dalle immagini che mostrano la Sgrena impaurita con le mani giunte in segno di preghiera, mai indirizzato direttamente all'esecutivo ma sempre al suo compagno Pierre Scolari citato tante volte nel messaggio.
Il viso tirato, dimagrita, la voce interrotta dai singhiozzi Giuliana Sgrena è stata filmata in una stanza senza alcun riferimento di tempo e di luogo, davanti ad una parete interamente bianca con una scritta in sovrimpressione che in arabo indicava la sigla dello sconosciuto gruppo dei 'Mujaheddin senza confinì. Dopo le richieste, tutte politiche, di ritiro delle truppe e per la fine dell'occupazione straniera dell'Iraq, Giuliana Sgrena ha dettagliatamente elencato le sofferenze che sta patendo il popolo iracheno: «Bisogna mettere fine all'occupazione, la situazione qui è intollerabile; migliaia di persone sono in prigione, i bambini muoiono, la gente muore di fame per strada, le donne vengono violentate, la gente non ha più niente da mangiare e non ha più elettricità, non ha acqua». E poi, rivolta al compagno Pier Scolari aggiunge: «aiutami, la mia vita dipende da voi, fate pressioni sul governo perchè ritiri le truppe. Aiutami, fai vedere le foto che ho fatto dei bambini colpiti dalle cluster bombs (bombe a grappolo), fai vedere quello che ho fatto per le donne».
Nel video, che ha interrotto un silenzio lungo 13 giorni segnato solo da diverse rivendicazioni sul web (giudicate generalmente «inattendibili» dai servizi segreti italiani), non ci sono bandiere nè uomini armati; la giornalista del Manifesto compare di fronte ad una parete bianca sulla quale è visibile la sua ombra dando l'impressione che si tratti di una stanza senza finestre e che le riprese siano state effettuate con l'illuminazione artificiale. La registrazione video è stata consegnata ieri alla sede dell'agenzia americana Ap television news di Baghdad.
Pur nella drammaticità delle immagini si coglie un filo di speranza nelle parole della Sgrena quando, dopo aver chiesto ancora una volta «al Governo italiano e al popolo italiano di lottare contro l'occupazione», la giornalista aggiunge: «dovete fare tutto il possibile per por fine all'occupazione; conto sul vostro aiuto, mi potete aiutare». Giuliana Sgrena nel messaggio, che lo stesso compagno Pier Scolari ha definito «dettato» dai sequestratori, ha anche ammonito qualunque italiano a non entrare in Iraq: «Nessuno deve più venire in Iraq perchè tutti gli stranieri, tutti gli italiani sono considerati nemici». «Questo popolo non vuole occupazione, non vuole le truppe, non vuole stranieri», conclude la Sgrena nel suo accorato appello.
Un messaggio dai toni forti chè è stato interpretato a caldo nei modi più diversi: angoscia e grande preoccupazione da parte della famiglia della Sgrena e in maniera più positiva dal direttore del Manifesto Gabriele Polo e dal Sismi. «Ho paura che finisca male», ha commentato con un soffio di voce il padre di Giuliana, Franco Sgrena. «Siamo preoccupatissimi, siamo scossi perchè - ha aggiunto - le condizioni poste per il ritiro delle truppe saranno difficili da realizzare». Ancora più chiaro è stato il fratello Ivan: «figuriamoci se ritireranno le truppe; abbiamo le mani legate». Nonostante questo Pier Scolari ha immediatamente lanciato un appello «per il ritiro delle truppe italiane» e ha chiesto che il Governo in queste ore «dia un segnale». «La presenza militare italiana in quel Paese - ha aggiunto - è un delitto, ma questo purtroppo, noi lo sappiamo bene, non interessa al nostro Governo».
Se il direttore del Manifesto Gabriele Polo ha detto che «vederla in vita è positivo», il Sismi ha giudicato la diffusione del filmato un fatto «non negativo» poichè, perlomeno «è la prova dell'esistenza in vita dell'ostaggio».
Mercoledì 16 Febbraio 2005, 00:00
16 Maggio 2025, 20:17