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Metapontino e alto Bradano: nelle campagne si lavora come bestie

 
Antonio Corrado

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Antonio Corrado

Metapontino e alto Bradano: nelle campagne si lavora come bestie

Per i lavoratori extracomunitari non ci sono neanche i servizi basici

Mercoledì 04 Settembre 2024, 12:54

METAPONTO - Ancora una volta, non c’è accoglienza per i lavoratori stagionali di Metapontino e Alto Bradano. Il centro di Palazzo San Gervasio, infatti, non potrà riaprire neppure dopo i necessari lavori di messa in sicurezza, che comporteranno anche una importante bonifica dall’amianto. A denunciarlo Pino Passarelli e Francesco Castelgrande delle associazioni «Migranti Basilicata» e «Migranti tutti», secondo i quali quest’anno sarebbe peggio degli altri e ogni istituzione scaricherebbe le responsabilità sugli altri. «I sindaci dicono che non hanno mezzi e soldi per reperire e rendere disponibili alloggi -spiegano gli attivisti, partendo dal grido d’allarme dei titolari di imprese agricole locali rimasti senza manodopera- dimenticandosi di dire che nessun sindaco, di Vulture-Melfese o Metapontino, ha fatto richiesta dei fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, per eliminare i ghetti e recuperare alloggi a chi ogni giorno raccoglie quello che poi noi mangiamo». L’emergenza è vera, tanto che interi raccolti di pomodoro rischiano di marcire nei campi dell’Alto Bradano.

«I consiglieri regionali -insistono Passarelli e Castelgrande- dimenticano che c’è una legge regionale approvata dalla giunta Pittella e mai finanziata (la numero 13 del 2016), che per i numeri della nostra regione risolverebbe la quasi totalità dei problemi legati all’accoglienza dei lavoratori stagionali, rendendoci regione pilota anche nella gestione dei flussi migratori. I sindacati e gli agricoltori dimenticano che, fino a qualche anno fa, nei contratti provinciali firmati da entrambi con i propri rappresentanti, era previsto il coinvolgimento degli agricoltori nel reperimento degli alloggi, casualmente poi sparito negli accordi provinciali successivi dove veniva delegato/scaricato sulla Regione; era previsto il Buono pasto e poi c’è stato un arretramento contrattuale. In spregio a ogni diritto, è previsto un capitolo per gli immigrati come fossero dei lavoratori a parte. -rimarcano gli attivisti- Tutti insieme dimenticano di fare pressione su chi di competenza per la realizzazione dei 3 Centri di accoglienza per i lavoratori stagionali (2 nel Vulture-Melfese e 1 nel Metapontino), già finanziati con 15 milioni di euro; soldi che sicuramente tra un po’ verranno dirottati da qualche altra parte.

E poi si parla di disoccupazione. Nel frattempo, si continuano a fare Tavoli e incontri in prefettura, con l’unico risultato che dopo trent’anni siamo al punto di partenza: in eterna emergenza e con i lavoratori stagionali alla ricerca del casolare abbandonato. Ma si ricostruiranno i ghetti. A questo punto sarebbe cosa buona e giusta che, prima del prossimo Tavolo/incontro, i partecipanti passassero una settimana lavorando insieme agli stagionali, alloggiando nei casolari abbandonati -concludono ironici Passarelli e Castelgrande- forse ci penserebbero due volte prima della prossima ordinanza di sgombero. I lavoratori storici residenti nel Vulture-Alto Bradano sono andati via in Piemonte e a Pordenone, a causa della mancata accoglienza e integrazione in Basilicata».

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