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Matera, il «meteorite di San Valentino» presto in mostra al museo Ridola

 
Enzo Fontanarosa

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Enzo Fontanarosa

Matera, il «meteorite di San Valentino» presto in mostra al museo Ridola

I 70 grammi del minerale extraterrestre saranno inseriti in un percorso museale insieme ai resti fossili della balena pleistocenica rinvenuta nel 2006

Martedì 21 Febbraio 2023, 13:17

MATERA - Il «bolide di San Valentino» non sarà solo una meteora. Cioè, nella sostanza lo è, ma il destino del corpo celeste piovuto dal cielo la sera del 14 febbraio, su un balcone nella zona nord di Matera, non è così fugace da finire nel dimenticatoio non appena calerà la curiosità sull’evento.

Al contrario. Non appena compiute tutte le possibili analisi per comprendere ogni aspetto del ritrovamento raro quanto eccezionale, dalla composizione chimica alla mineralogia e alle caratteristiche petrografiche utili alla classificazione del meteorite, i frammenti recuperati avranno un vero posto d’onore.

È quanto intende fare l’Amministrazione comunale materana, col sindaco Domenico Bennardi che ha lanciato l’idea di mettere le parti di meteorite, circa 70 grammi del minerale extraterrestre diviso in 12 frammenti principali e decine di altri più piccoli, in percorso ideale e museale con i resti fossili della balena pleistocenica rinvenuta nel 2006 in città, che faranno insieme bella mostra, appena terminerà il restauro di quest’ultima, nel Museo nazionale «Ridola» di Matera.

Del resto, quanto fortuitamente piombato martedì scorso sul balcone di casa dei fratelli Pino e Gianfranco Losignore, che l’hanno però ritrovato il giorno 17, è un oggetto che oltre a giungere dalle profondità siderali porta in sé una storia tra i 4 e i 5 miliardi di anni dalla formazione del nostro sistema solare. Quindi può contribuire a ricostruire le tappe che hanno portato alla formazione dei pianeti, Terra inclusa. L’agenzia Prisma, la Prima rete italiana studio meteore e atmosfera dell’Istituto nazionale di Astrofisica, dai cui calcoli si era individuata l’area di caduta del bolide, tanto che i suoi esperti dal primo momento sono stati impegnati nel recupero del materiale, è intenzionata a far svolgere a Matera una serie di iniziative di natura astronomica e di astrofisica proprio sull’eccezionale evento, in attesa della presentazione in città gli esiti degli esami scientifici, per i quali occorrerà almeno un anno. Lo hanno annunciato ieri incontrando la stampa Daniele Gardiol, dell’Osservatorio astrofisico di Torino, nonché coordinatore nazionale della Rete Prisma e primo tecnologo dell’Inaf (intervenendo da remoto), insieme a Carmelo Falco e Dario Barghini (esperti della Rete Prisma) e il professor Giovanni Pratesi dell’Università di Firenze.

Matera città sempre più dello spazio? Certo, se si considera anche la presenza del Centro dell’Agenzia spaziale italiana, attivo dal 1983 in località Murgia Tirlecchia, come la Casa delle Tecnologie emergenti. Tant’è che è stato ancora il sindaco a lanciare pure l’idea di incentivare, perché no, il turismo astronomico, considerando anche che si sta operando per ridurre l’inquinamento luminoso in città. Infine, una curiosità: un altro frammento è stato aggiunto ai primi, ma di pregio minore, poiché ritrovato in un campo nei pressi dell’abitazione dei Losignore, e dunque contaminato dal terreno. Lo hanno scoperto, con un metal detector, e recuperato Pierluigi Cox e Silvia Padilla. Due appassionati astrofili, nonché innamorati, giunti da Terni, la città di San Valentino: due cuori e una meteora.

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