MATERA - «Così non si va oltre. Siamo all’ultimo scalino. Mi occupo di volontariato e, amaramente, riscontro che c’è chi, non potendo affrontare le cure, anche ospedaliere, le interrompe. È difficile da accettare tutto questo». Domenico Troìa parla quasi con pudore. Non nasconde però l’imbarazzo, e il fastidio, per la situazione di cui è diretto testimone. Si dedica agli altri con l’Associazione provinciale diabetici di Matera. Ieri mattina, poi, era tra chi prendeva le firme per la petizione «Contro il declino della sanità materana», al banchetto allestito nel piazzale antistante l’ospedale Madonna delle Grazie.
«Che si abbandonino le cure per me è doloroso – riprende Troìa –. In molti casi, si interviene per come è possibile per far desistere i rassegnati dal lasciarsi andare. Ci facciamo aiutare dai medici di famiglia, dai farmacisti e sempre “pro bono”, per non dire dei parroci. Il diritto alla salute pubblica che fine ha fatto? Se non hai soldi non ti curi? Ma non dev’essere così». E qui il signor Domenico racconta un fatto personale: «Ho perso mia moglie Tina nel 2019. Era una malata oncologica e, per la peculiarità della patologia e le cure, abbiamo dovuto viaggiare per Taranto, prima e dopo l’intervento. Eppure io abito vicino al Madonna delle Grazie, dove però non c’era quanto necessario per lei. Perché manca ciò in un nosocomio che dovrebbe essere territoriale? Come me, quanti altri hanno passato e tuttora passano lo stesso calvario e continuano a doversi curare fuori città, in altre regioni? Se non puoi permettertelo ti lasci andare al destino? Così non va affatto».
Lasciamo Troìa al suo impegno al presidio che da ieri, e sino a sabato 12 novembre, sarà davanti l’ospedale. Già ieri mattina, nel via vai degli utenti della struttura, in meno di un’ora dall’apertura del banchetto, in oltre duecento avevano sottoscritto la petizione.
Gli organizzatori della mobilitazione popolare, insieme alla tre storiche sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, sono oltre quaranta tra associazioni culturali e artistiche e organizzazioni del territorio.
«È terribile vedere smantellato un presidio sanitario che può essere un punto di riferimento per un bacino di utenza anche per le confinanti provincie pugliesi – spiega Felice Lisanti, presidente dell’associazione Energheia –. Sia fatto un biasimo alla politica lucana che in tutti questi anni è stata praticamente assente sia economicamente e sia sul piano sociosanitario. Non si sono moltiplicati neppure i presidi sanitari dei cosiddetti comprensori, che avrebbero evitato di ingolfare la già esile struttura ospedaliera cittadina. Il sostegno proveniente dalle estrazioni petrolifere, ha dato scarsi esiti al sistema. Così come non si non sono stati incentivati i concorsi: molti giovani medici arrivano ma evitano, poi, di prendere servizio a lungo termine».
La sanità pubblica non può prescindere neppure dai servizi veterinari. «Per il benessere umano e degli animali, sono ormai anni che si parla di un’unica sanità: si è ormai nell’ottica della “one health” – afferma Filomena Montemurro, presidente dell’Ordine dei Medici veterinari di Matera –. È un rapporto fondamentale non solo pensando ai piccoli animali da compagnia, ma considerando pure il settore zootecnico e delle produzioni alimentari. La sanità pubblica passa pure per questo aspetto. La crescita dei flussi turistici a Matera la rileviamo anche dagli interventi fatti ai cittadini temporanei che ci giungono dal servizio di reperibilità veterinaria attivato nei fine settimana e nei festivi. Come Ordine continuiamo a far sì che il servizio sia attivo, in quanto c’è anche una utenza che si rivolge ai nostri professionisti dalla vicina Puglia. Ecco perché, anche nel nostro caso, vedere che la situazione sanitaria non va al passo con la città che cresce, anzi ne fa uno indietro, è davvero un fatto preoccupante».