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Matera pronta ad accogliere Papa Francesco a settembre

 
Carmela Formicola

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Carmela Formicola

Papa Francesco in Basilicata? «Dategli occasione per venire»

Il pontefice è atteso al 27esimo Congresso eucaristico nazionale. Già da oggi al 12 marzo cento delegati delle diocesi italiane saranno in Basilicata per elaborare i temi dell’incontro

Giovedì 10 Marzo 2022, 10:33

MATERA - D’altronde Matera è il Golgota. Il Calvario, la collina, l’asprezza. Lo scenario iconico della crocifissione prima nel nostro immaginario poi anche in quello cinematografico, da Pasolini a Gibson. Questa è la terra che si prepara ad accogliere papa Francesco, atteso al 27esimo Congresso eucaristico nazionale, in programma a Matera dal 22 al 25 settembre, un luogo che parla intrinsecamente di Passione, che invita ancora una volta la Chiesa a riflettere sulle persecuzioni dell’uomo: la guerra, la fuga, la paura: non sono oggi parole di bruciante attualità?

La macchina organizzativa del Congresso eucaristico è già a regime. Da oggi e per tre giorni Matera si prepara ad accogliere cento delegati in arrivo da tutta Italia. Elaboreranno i temi e le proposte del Congresso, oltre a visitare i luoghi più significativi della città dei Sassi e a individuare lo spazio ideale dove Bergoglio presiederà la celebrazione eucaristica. Qui la scelta sembra abbastanza scontata: Cava del Sole, l‘anfiteatro naturale scavato nel tufo che prende il nome da quel sole col volto umano scoperto nella vicina Cripta del Sole. Un luogo vasto e magico, antico, il cui respiro ispira energia e rinascita.

Già, la rinascita. Torniamo allora al senso profondo del Calvario. «Il cammino di Gesù verso il Calvario è un cammino di sofferenza e solitudine che continua ai nostri giorni. Lui cammina e soffre con i tanti volti che soffrono l’indifferenza soddisfatta e anestetizzante della nostra società che consuma e si consuma, che ignora e si ignora nel dolore dei fratelli». Sono parole di Bergoglio, dolente denuncia di indifferenza, probabilmente il peccato più moderno e tenace. Suggestivo, non a caso, il tema del Congresso di settembre, «Torniamo al gusto del pane, per una Chiesa eucaristica e sinodale», laddove il pane non è solo il simbolo potente della celebrazione eucaristica, è anche idea di condivisione e di frugalità, a proposito della società opulenta, del suo egoismo, della sua indifferenza.

Ma il pane, per i lucani, è anche un elemento identitario: cibo, tradizione, economia. E l’intera Basilicata si prepara a una riflessione più intima e privata in relazione all’arrivo del papa, trent’anni dopo la visita di Giovanni Paolo II. In quell’occasione il messaggio del Pontefice si colorò di impreviste sfumature politiche, con quella dura critica alla classe dirigente. Anche Woitjla evocò le moderne «strutture di peccato», quando «si ricerca l’esclusivo profitto personale o di un gruppo piuttosto che pensare all’interesse di tutti; quando le leggi del clientelismo soverchiano la garanzia della giustizia amministrativa; quando l’eccessivo attaccamento al potere sbarra di fatto l’accesso alle nuove leve; quando i partiti, chiusi nei propri interessi, evitano ogni forma di collaborazione e non promuovono quindi l’indispensabile crescita della coscienza comunitaria».

Giovanni Paolo II rimarcò ancora il «divario esistente tra la Basilicata e il resto d’Italia». Trent’anni dopo la comunità lucana è chiamata a chiedersi se davvero si è saputo lavorare nell’«interesse di tutti». Quanto al «divario», Matera è il luogo che più d’altri testimonia un cammino, o una rinascita, per rimanere coerenti con il fil rouge del Congresso eucaristico. La quinta urbana che farà da sfondo all’incontro di settembre e la fitta trama di relazioni, di storie, di lingue che in questi anni è andata tessendosi, sono la risposta, trent’anni dopo, di una terra che ha imparato ad accorciare le distanze.

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