LECCE - Prezzi eccessivi, quantomeno in rapporto all’Isee di coloro che ricercano un appoggio in città per gli anni universitari. E qualità scadente: in relazione ai costi, certo. Ma talvolta in assoluto. Con stanze piccole a fronte di troppe persone con cui condividere le abitazioni, un unico bagno per tutti, e condizioni che in molti casi non raggiugono la soglia minima di tollerabilità.
La voce e l’esperienza diretta degli studenti conferma quanto appurato già nella scorsa primavera. Con le proteste – avviate a Milano e diffusesi rapidamente in tutta Italia – riferite alla condizione abitativa degli universitari. Le tende come funghi sono comparse via via su tutto il territorio. Lambendo anche i plessi cittadini, dove pure le condizioni che in linea generale sottendono gli affitti per studenti non sono gravose come nel resto d’Italia. Eppure, già oggi non sono prive di ambiguità: come mette in luce, ora, il questionario che l’associazione studentesca Udu ha lanciato su base nazionale, così da effettuare la prima ricognizione effettiva dello stato dell’arte della condizione abitativa degli studenti. Anche a Lecce il report tratteggia un quadro a tinte fosche. Seppure – e la precisazione è d’obbligo – i dati siano ancora parziali, e non tengano conto di altre risposte che certamente giungeranno nelle prossime settimane. Già ora, però, è possibile fare un primo bilancio, tenendo in considerazione il centinaio di risposte pervenute all’associazione. Una summa che, in gran parte, ricalca le problematiche che già negli scorsi mesi la componente studentesca aveva sollevato, sulla scorta delle proteste divampate sull’intero territorio nazionale.
I canoni, al momento, si mantengono – in media – su prezzi molto più contenuti rispetto al dato nazionale: 250, 260 per la singola, con il prezzo che scende a 150 sulla doppia. «Ma – è la precisazione che giunge da Udu - per quanto sia vero che sul territorio leccese si tratta comunque di prezzi alti, siamo ampiamente sotto la media nazionale e addirittura negli ultimi posti. E il dato – aggiungono – acquista valore se legato alle specifiche condizioni economiche del territorio: la media dei partecipanti – spiegano - non supera le 25mila di isee, se ponderiamo il dato è evidente come tali costi spese esterne escluse siano in molti casi proibitivi».
A fronte di canoni tutto sommato contenuti, poi, a preoccupare sono altre difficoltà legate alle locazioni. «La maggior parte – affermano - lamenta una generale carenza di posti letto, una difficoltà nel reperirli e una selettività dei criteri d’accesso, molti sono disponibili unicamente per studentesse o sono completamente inaccessibili per tale categoria, essendo disponibili unicamente per componente lavoratrice (spesso referenziata) o distinti ad affitti unicamente per brevi periodi».
E ancora: a destare preoccupazioni ci pensano le problematiche inerenti agli immobili. Dall’elevato numero degli inquilini per appartamento, sino a questo dato rapportato ai servizi offerti: ad esempio, un solo bagno per troppe persone, cucina stretta o problemi con il frigo. «La maggior parte degli immobili destinati alla componente studentesca – affermano i referenti di Udu - è in condizioni strutturali non adeguate, presentando problematiche negli infissi, nelle coperture e nell’adeguatezza dell’arredamento. Inoltre, le classi energetiche sono quasi unicamente F e G, causando non solo uno scarso adattamento energetico degli immobili stessi, ma anche uno schizzo dei consumi e del conseguente rincaro in bolletta che per un immobile in tali condizioni supera le 2.000 euro annue». Queste, in anteprima, le risultanze del questionario. Che, come spiegano gli studenti, non fanno esultare. «Inserendo queste considerazioni all’interno di un più generale quadro del costo della vita universitaria, che si compone non solo di alloggio, ma anche di materiale didattico, sostentamento (spese per cibo e prima necessità), tutto soggetto a caro vita, è evidente – spiegano - come le condizioni di studenti e studentesse siano quanto meno precarie, e come ancora una volta il diritto allo studio sia scarsamente garantito».