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Ridotti in schiavitù nei campi fotovoltaici del Salento, 90 anni di reclusione in 7 condanne

 
Angelo Centonze

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Angelo Centonze

sede tribunale di Lecce

La sede del tribunale di Lecce

L’indagine è partita nel novembre 2010 dalla Procura di Brindisi dopo le denunce di numerosi lavoratori che operavano nei 17 cantieri di fotovoltaico sparsi tra le province di Lecce e Brindisi

Mercoledì 05 Aprile 2023, 14:10

14:20

LECCE - Si conclude con sette condanne per 90 anni complessivi di reclusione, il processo relativo alla maxi inchiesta sugli «schiavi del fotovoltaico».

La sentenza è stata emessa, nella mattinata di ieri, presso l’aula bunker di Borgo San Nicola, dai giudici della Corte d’Assise di Lecce (presidente Pietro Baffa, a latere Maria Francesca Mariano e giudici popolari) che hanno inflitto la pena di: 18 anni di reclusione nei confronti di Josè Fernando Martinez Bascunana, spagnolo, 49enne, socio amministratore dell’azienda italo-spagnola Tecnova Italia s.r.l. con sede a Brindisi (da tempo fallita); 16 anni per il socio Luis Miguel Cardenos Castellanos, 44enne di nazionalità colombiana e per l’amministratore Luis Manuel Gutierrez Nunez, spagnolo, 50enne. Condanna a 10 anni per: Brahim Lebhihe, magrebino, 38enne; Didier Gutierrez Canedo, spagnolo, 31enne; Andres Felipe Higuera Castellanos, capo cantiere, colombiano di 45 anni, nelle vesti di capo cantiere; Laura Martin Garcia, spagnola, 43 anni. Gli imputati potranno presentare ricorso in Appello, attraverso i propri legali, appena verranno depositate le motivazioni della sentenza (entro 90 giorni).

Nella scorsa udienza, invece, si è tenuta la requisitoria dal pm Carmen Ruggiero della Direzione distrettuale antimafia. Gli imputati rispondevano, a vario titolo ed in diversa misura, dei reati di associazione a delinquere, riduzione in schiavitù ed estorsione. I giudici, al termine del processo, hanno dichiarato il non doversi procedere per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per intervenuta prescrizione (come chiesto dalla Procura).

I giudici hanno assolto cinque imputati con formula piena per non aver commesso il fatto. Si tratta di: Manuela Costabile, 46enne di Brindisi (chiesti 8 anni), all’epoca dei fatti responsabile amministrativa della società; Cosima De Michele, 68enne di Brindisi (chiesto 7 anni) e Marco Damiano Bagnulo, 33enne di Brindisi (chiesti 6 anni), nelle vesti di titolari di uno studio di consulenza che indicava alla Tecnova, i lavoratori stranieri privi di permesso di soggiorno. Assoluzione anche per Tatiana Tedesco, 37enne di Brindisi e Annamaria Bonetti, 39enne di San Pietro Vernotico, collaboratrici dipendenti dell’ufficio brindisino della Tecnova (anche il pm aveva chiesto l’assoluzione).

Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati Pantaleo Cannoletta, Ladislao Massari, Ivan Feola, Gianvito Lillo, Sergio Luceri e Fabio Di Bello.

I giudici hanno disposto anche il risarcimento del danno, in separata sede, in favore delle parti civili (circa 300), tra lavoratori e associazioni, assistite, tra gli altri, dagli avvocati Salvatore Centonze, Alessandro Stomeo, Marco Pezzuto, Giuseppe Milli, Francesco Spagnolo, Maurizio Scardia, Germana Greco, Americo Barba. Tra le parti civili anche la Provincia di Lecce, assistita dall’avvocato Francesca Conte.

Secondo l’accusa, i responsabili della società italo-spagnola Tecnova Italia s.r.l. avrebbero assunto cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno favorendo la loro permanenza irregolare in Italia e facendoli lavorare in condizione di asservimento. I lavoratori erano costretti a lavorare 12 ore al giorno per due euro l’ora, anche sotto il sole cocente o la pioggia battente.

L’indagine è partita nel novembre 2010 dalla Procura di Brindisi dopo le denunce di numerosi lavoratori che operavano nei 17 cantieri di fotovoltaico sparsi tra le province di Lecce e Brindisi. Nel leccese i cantieri erano sorti a Frigole, Galatina, Collepasso, Guagnano, Nardò, Ortelle, Salice Salentino e Spongano. Nel brindisino, invece, a Cellino San Marco, Francavilla Fontana e Torre Santa Susanna.

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