Toccherà alla magistratura stabilire se la morte di A.B., 70enne di Merine, sia stata soltanto una tragica fatalità oppure no. Nelle scorse ore i familiari dell’uomo, trovato senza vita nella sua abitazione il 26 gennaio scorso, hanno depositato una querela tramite l’avvocato Diego Mansi. Alla Procura chiedono di accertare eventuali condotte omissive dei sanitari del pronto soccorso di Copertino, dove l’uomo era stato accompagnato la sera prima del decesso.
Il pomeriggio del 25 gennaio - così come riportato nella denuncia - il 70enne viene trovato dalle figlie riverso accanto alla propria auto. Dopo aver ripreso conoscenza, l’anziano inizia a balbettare, con il labbro superiore leggermente deviato a sinistra, e non riconosce né le figlie né il genero. I sanitari del 118 effettuano un elettrocardiogramma, che risulta alterato, e per questo decidono di trasportare il paziente al pronto soccorso dell’ospedale «San Giuseppe» di Copertino. L’anziano, intanto, dopo aver riacquistato lucidità, racconta di aver avuto un capogiro, e aggiunge che precedentemente aveva avvertito un senso di nausea e avuto conati di vomito.
I familiari sostengono che una volta arrivato nel nosocomio, il 70enne non sarebbe stato sottoposto a nessun tipo di accertamento, consigliato in base al risultato dell’Ecg e necessario visto che l’anziano era un soggetto cardiopatico, e presentava un colorito giallastro. I medici, si sono limitati a diagnosticare «un trauma arto inferiore sx», dimettendo il paziente con la sola prescrizione di un antinfiammatorio.
La mattina seguente l’anziano viene trovato dalla figlia con il viso sul materasso e il corpo per terra, con i pugni chiusi, ormai privo di vita.
Le figlie e la moglie, adesso, hanno chiesto alla magistratura di disporre la riesumazione del cadavere perché venga effettuata l’autopsia, che possa chiarire con esattezza le cause della morte. Sostengono che il personale medico avrebbe sottovalutato i sintomi riferiti dall’uomo, nè avrebbero effettuato accertamenti su possibili episodi ischemici.