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Redazione online
19 Gennaio 2021
LECCE - Esiste un Salento «del margine» così come esiste un’Italia marginalizzata: territori decentrati alle prese con un autentico declino demografico ed economico. «L'inversione dello sguardo" sui territori che si spopolano - ancora più urgente in tempi di pandemia - è la rotta principale imboccata dal variegato gruppo di ricerca che ha stilato il «Manifesto per riabitare l’Italia" (Donzelli, 2020). È da questo che prenderà spunto il dialogo «I margini al centro», appuntamento online programmato sulla propria pagina facebook giovedì 21 gennaio alle ore 18 dall’organizzazione di volontariato Casa delle AgriCulture Tullia e Gino di Castiglione d’Otranto, con il patrocinio del Dipartimento di Storia Società e Studi sull'Uomo dell’Università del Salento. Parteciperanno Antonio De Rossi, docente di Progettazione Architettonica del Politecnico di Torino e curatore di «Riabitare l’Italia» (Donzelli, 2018); e Angelo Salento, docente di Sociologia economica e del lavoro presso l'Università del Salento. In apertura, porgerà il saluto istituzionale Mariano Longo, direttore del Dipartimento Storia Società e Studi sull'Uomo di UniSalento. Modererà il dibattito Tiziana Colluto, giornalista e presidente di Casa delle Agriculture Tullia e Gino, che da un decennio è impegnata in un processo di restanza nel Capo di Leuca.
Dopo un costante aumento del numero di abitanti, stando ai dati Istat relativi al bilancio demografico elaborati da Casa delle Agriculture, da sette anni la provincia registra una progressiva diminuzione: i residenti sono scesi dagli 806.412 del 2014 ai 791.122 del 2019, una contrazione pari a -15.290.
«È come se in cinque anni fosse sparito un intero paese grande quanto Galatone - spiega Angelo Salento, professore associato di Sociologia economica e del lavoro presso l’Ateneo leccese - si allarga la forbice tra nascite (appena 5.064 nel 2019) e decessi (8.235), con dati che si mantengono costanti nell’ultimo quinquennio. Positivo negli ultimi vent'anni, dal 2018 è diventato negativo anche il saldo migratorio: siamo sempre più terra da cui si parte e non in cui si arriva». «A perdere residenti - conclude - sono i centri minori e più distanti dal capoluogo, in primis quelli del sud Salento e dell’entroterra otrantino, dove più marcata è la polverizzazione dei Comuni e dunque dei servizi».
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