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Dj leccese impiccato, famiglia: «Riaprite il caso, fu omicidio»

 
Redazione online

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Dj salentino impiccato, indagata la pm

Finora non è mai stata effettuata un'autopsia

Venerdì 30 Novembre 2018, 14:26

«Il caso deve essere riaperto perché abbiamo le prove scientifiche che si tratti chiaramente di un omicidio». Lo ha detto questa mattina l’avvocato Valter Biscotti, il penalista a cui i genitori di Ivan Ciullo, il 34enne deejay di Racale presunto suicida, si sono rivolti per portare avanti la loro battaglia volta a fare piena luce sulle cause della morte del figlio, trovato impiccato ad un albero il 22 giugno del 2015 nella campagna di Acquarica del Capo.
Questa mattina Biscotti, accompagnato dall’avvocato Paolo Maci, si è recato presso la Procura di Lecce dove ha depositato istanza di riapertura dell’indagine che il gip Vincenzo Brancato aveva archiviato lo scorso ottobre una seconda volta. All’istanza di disporre l’esame autoptico sulla salma, finora mai effettuato, sono state depositate in allegato due consulenze il cui risultato proverebbe che il giovane non si è suicidato.


«Si tratta della consulenza scientifica del criminologo Roberto Lazzari e di quella medico legale del dottor Giuseppe Panichi di Grosseto - dice Biscotti - da cui emergono elementi scientifici incompatibili con un suicidio e compatibili invece con una pratica omicidiaria».
Sono tre, in particolare, gli elementi che per il penalista fornirebbero la prova che non si sia trattato di suicidio. «Il primo - spiega - è parte di un’impronta di una scarpa trovata vicino al cadavere, diversa da quelle che Ivan aveva ai piedi, e che chiaramente riconduce alla presenza di una seconda persona sul posto in cui, nell’analisi tecnica scientifica di Lazzari, si riscontra tra l’altro un’evidente attività di ripulitura del terreno. Il secondo elemento riguarda i segni sulla base del collo, incompatibili col cavo microfonico usato per l'impiccagione, e riconducibile ad un laccio avvolgente in senso orizzontale di dimensioni più piccole. E infine l’ora della morte che i nostri periti hanno collocato tra le 22 e le 2 di notte, e che invece per la Procura sarebbe avvenuta prima, alle ore 18 del pomeriggio».


Al deposito dell’istanza erano presenti anche Sergio e Rita, i genitori di Ivan, che non si danno per vinti nella convinzione di un’errata conclusione dell’indagine penale. «Non c'è nessuna rivalsa verso la Procura - specifica Biscotti - ma solo la voglia di arrivare alla verità che, secondo noi, l’indagine svolta non ha raggiunto».

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