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Fondi europei per il Tap, Ue preoccupata

 
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Il Parlamento europeo «esprime preoccupazione per il finanziamento da parte della Bei» del progetto del Tap

Giovedì 03 Maggio 2018, 16:49

BRUXELLES - Nella relazione annuale sul controllo delle attività finanziarie della Bei scritta dal Movimento 5 stelle e approvata dall’aula del Parlamento europeo, riunito oggi in sessione plenaria a Bruxelles, il Parlamento europeo «esprime preoccupazione per il finanziamento da parte della Bei», la Banca europea per gli investimenti, del progetto del Tap, il «gasdotto transadriatico che non rispetta, in misura diversa nei paesi di transito (Grecia, Albania a Italia), le norme ambientali e sociali minime». 

Nella relazione, si esprime una ferma condanna nei confronti del Tap, «ritenuto non idoneo per un investimento da parte della Bei». Un progetto, dice il Parlamento europeo, che non «dovrebbe essere preso in considerazione a fini di finanziamento da qualsiasi banca che aspiri a investimenti responsabili sul piano sociale e ambientale».

La relazione, in linea generale, sottolinea la necessità per la Bei di promuovere attività finanziariamente sostenibili, puntando maggiormente sulle piccole e medie imprese. «Con questo atto, chiediamo maggiori risorse per le Pmi, più trasparenza sugli appalti e maggiore addizionalità ambientale e sociale per i progetti finanziati - dice Marco Valli, eurodeputato M5s e autore della relazione - La relazione tra l’altro critica direttamente il prestito al Tap, progetto che non andrebbe finanziato specialmente da una banca pubblica. Auspichiamo che la Bei segua con attenzione le indicazioni del Parlamento».

Soddisfatta anche l’eurodeputata pugliese del M5s, Rosa D’Amato: «Da tempo chiedo alla Bei di rivedere le sue scelte in tema di finanziamento all’industria fossile e in particolare al Tap - dice - Ma la banca si è ostinata a voler finanziare il gasdotto nascondendosi dietro il paravento dell’approvvigionamento di gas, che non è certo una fonte rinnovabile, senza tenere debitamente conto delle esternalità sociali, economiche e ambientali e infischiandosene dei potenziali rischi per la popolazione locale», conclude D’Amato.

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