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Por, chiuso caso Gramegna:
tentarono truffa a Regione

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Palazzo di Giustizia di Bari

Palazzo di Giustizia di Bari

La sentenza della Corte di appello ha respinto ogni richiesta e confermato il blocco dei fondi (circa 2 milioni) da parte della Regione

Domenica 08 Aprile 2018, 10:30

11:55

BARI - Quattro imprese agricole, tutte riconducibili allo stesso nucleo familiare, si erano aggiudicate contributi per 2,1 milioni del Por 2000-2006 destinati al miglioramento fondiario. Soldi che la Regione ha erogato solo in minima parte, e che - anche a fronte di un’inchiesta penale - sono poi stati bloccati. Nonostante questo le quattro imprese salentine avevano anche chiesto i danni, forti di una perizia giudicata inattendibile dallo stesso giudice civile che l’aveva chiesta. A distanza di oltre 10 anni dai fatti, la corte d’Appello di Bari mette la parola fine: le ditte Gramegna Pietro», Gramegna Maria Antonietta, Gmmg e Cooperativa Fiori non hanno diritto a nulla. Anche perché, nel frattempo, il ctu Giuseppe Garofalo ha patteggiato una condanna a un anno e otto mesi per falsa perizia, falsa interpretazione in concorso e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale.

In primo grado, oltre a respingere la maxiparcella del perito (950mila euro) il Tribunale aveva rigettato le pretese di tre delle ditte e sospeso il giudizio riguardante la quarta fino alla conclusione del processo penale: la Regione (con l’avvocato Manuel Virgintino) veniva chiamata a risarcire gli imprenditori, che infatti hanno presentato appello. Ma la sentenza, oltre a dichiarare «falsa» la perizia Garofalo che riconosceva l’esistenza di investimenti mai fatti, ha smascherato il raggiro: dalle indagini penali è infatti emerso come «il Gramegna Giuseppe Domenico (padre di Gramegna Maria Antonietta e Gramegna Giampiero) avesse ideato un particolare sistema di frode consistente nell'utilizzare imprese agricole-anche appositamente costituite-formalmente intestate ai propri familiari, al fine di ottenere, con la consapevole partecipazione di questi ultimi, la concessione di cospicui finanziamenti agevolati». Tanto che, all’epoca dei fatti, i due figli del Gramegna «erano studenti frequentanti istituti di scuola media superiore o corsi universitari, motivo per il quale non avrebbero potuto espletare le incombenze relative alla gestione delle imprese agrarie».[m.s.]

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